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HomeAttualitàMarcia PerugiAssisi, Lotti: «La politica torni ad essere l'alternativa alla guerra»

Marcia PerugiAssisi, Lotti: «La politica torni ad essere l’alternativa alla guerra»

L'appello del coordinatore del Comitato promotore: «Per 8 anni abbiamo affidato alle armi il destino dell'Ucraina: è suicidio della politica»

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«Per otto anni e 60 giorni abbiamo riempito l’Ucraina di armi ma non è servito a proteggere gli ucraini dal flagello della guerra. Per salvare la vita degli ucraini dobbiamo togliere la parola alle armi e ridarla alla politica». È l’appello lanciato da Flavio Lotti, coordinatore del Comitato promotore della marcia PerugiAssisi, in occasione della marcia straordinaria per la pace in Ucraina di domenica 24 aprile. Proponiamo qui di seguito il testo integrale dell’intervento svolto da Lotti nell’occasione.

***

Questa marcia è un coraggioso atto di solidarietà, di pace e di responsabilità. Il mondo è in guerra e nessuno può restare indifferente! Per ora si spara e si ammazza in Ucraina e in tanti altri paesi del mondo. Ma la guerra economica è già globale. Siamo qui dire a gran voce: Fermatevi! Fermatevi! Fermatevi. Fermatevi prima che sia davvero troppo tardi!

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Questo è il grido disperato delle vittime dell’aggressione russa dell’Ucraina e di tutte le vittime di tutte le guerre che continuano nel mondo: Fermatevi! Fermatevi! Fermatevi A tutti quelli che ancora di domandano da che parte stiamo, diciamo: Noi stiamo con Papa Francesco. Grazie Papa Francesco unico riferimento universale che sta cercando di guidare l’umanità lontano dalla terza guerra mondiale e dall’apocalisse atomica.

Dopo 8 anni di guerra e 60 giorni di escalation è venuto il tempo di fermare la guerra. Questa guerra poteva e doveva essere evitata. Per otto anni e 60 giorni abbiamo riempito l’Ucraina di armi ma non è servito a proteggere gli ucraini dal flagello della guerra. Per otto anni e 60 giorni abbiamo affidato alle armi le sorti dell’Ucraina, dell’Europa, del diritto all’autodeterminazione dei popoli, della libertà, della democrazia e della pace nel mondo. È il suicidio della politica.

Non è vero che le armi sono l’unico aiuto che possiamo dare all’Ucraina. C’è un altro modo ed è il motivo per cui siamo qui. Per salvare la vita degli ucraini dobbiamo togliere la parola alle armi e ridarla alla politica.

Una politica nuova, una politica di cura, di pace e nonviolenza basata sul diritto internazionale dei diritti umani, sul disarmo e sulla consapevolezza che un mondo ormai globalizzato, frammentato, sottoposto a grandi sfide comuni richiede il passaggio dalla competizione selvaggia alla cura reciproca, dall’economia di guerra all’economia della fraternità, dalla sicurezza armata alla sicurezza comune.

La politica torni ad essere l’alternativa alla guerra. Prima che la guerra diventi così cieca e devastante da travolgere anche noi! Prima che la fine della pace nel mondo provochi anche la fine della pace sociale. Nessuno si permetta di aumentare le spese militari mentre milioni di italiani precipitano nella disoccupazione, nella miseria e nella disperazione. Invece di preparare un’economia di guerra questo è il tempo di costruire l’economia della fraternità.

Per fermare la guerra e la sua escalation, per spingere i governi sulla via della pace deve crescere dal basso un grande movimento di cittadini per la pace. In ogni città, in ogni quartiere, in ogni scuola, in ogni luogo di lavoro deve nascere un gruppo, un comitato, un’iniziativa per la pace.

Questa marcia deve essere l’inizio di un impegno quotidiano che ci deve vedere tutti responsabili. Facciamo nostro l’appello di Papa Francesco, nel giorno di Pasqua: «Impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade! Pace! Chi ha la responsabilità delle Nazioni ascolti il grido di pace della gente».

Nessuno resti indifferente. Non rassegniamoci alla guerra e alla violenza. Apriamo gli occhi sul pericolo immane che incombe! Rischiamo la fine del genere umano. Alziamo la voce per dare voce a tutti i bambini, le donne e gli uomini martoriati dalla guerra che gridano: Fermatevi!

Invochiamo la pace ma facciamola anche noi. Prendiamoci cura delle vite degli altri – e non solo della nostra – sempre, comunque e dovunque senza distinzioni di alcun genere. Prendiamoci cura dei giovani e dei più piccoli ri-costruendo fiducia e speranza, investendo sulle loro energie positive e sulle loro intelligenze. Prendiamoci cura della natura, dell’ambiente, di tutti gli esseri viventi e del pianeta che sta implorando il nostro cambiamento.

Fermiamo la circolazione dei discorsi dell’odio e dell’inimicizia. Rifiutiamo la logica amico-nemico. Mettiamo fine alla competizione sociale ed economica che ci ha trascinato in una guerra impossibile di tutti contro tutti. Rifiutiamo l’economia di guerra. Costruiamo l’economia della fraternità. Abbandoniamo la sicurezza armata e costruiamo la sicurezza umana.

Ogni città diventi un laboratorio della cultura della pace, di una società e di un mondo capace di vivere in pace. Investiamo su una lotta senza quartiere alla miseria e alle crescenti disuguaglianze che uccidono la dignità. Investiamo sulla solidarietà universale. Educhiamoci ed educhiamo alla cura e dunque alla pace Costruiamo l’alleanza di tutte le donne e gli uomini che vogliono la pace. Non cerchiamo la via della pace: la pace è la via!

Flavio Lotti
Coordinatore del Comitato promotore della Marcia PerugiAssisi

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