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HomeAttualitàValentino Rossi: perché solo un grazie non basta

Valentino Rossi: perché solo un grazie non basta

Dottore, oggi siamo andati tutti insieme a te, un’ultima volta, in sella a quella moto, per vivere la nostra ultima partita contro il tempo

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Si è cercato di ignorare il più possibile questo momento, come se non pensarci significasse non vederlo mai arrivare. Invece, oggi, con l’arrivo di Valencia si è conclusa la bellissima storia d’amore tra Valentino Rossi, la sua Moto Gp e i suoi tifosi. Dopo 26 anni all’interno del Motomondiale, dove ha fatto appassionare, urlare e amare ogni singolo momento della sua carriera e di questo sport, Valentino ha deciso di porre fine al suo eccezionale percorso nel mondo delle due ruote.

Cresciuto nelle Marche a Tavullia, The Doctor, come lo chiamano per la laurea honoris causa che ha ottenuto per la capacità comunicativa e di coinvolgimento che ha saputo dimostrare in pista e fuori, grazie all’amore per i motori del padre Graziano, indimenticato campione delle due ruote anch’egli negli anni Settanta, è riuscito a realizzare il suo sogno concludendolo con 9 mondiali e il record di pilota con più podi al mondo, 235.

Una vita piena di adrenalina, amore e, soprattutto, passione per lo sport del suo cuore. Ma persino di perdite, come quella del suo caro amico Marco Simoncelli, e di battaglie perse come quelle con il giovane Marc Màrquez.

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Difficile, se non impossibile, rendere grazie a colui che per molti anni, in molte domeniche, ha fatto alzare in piedi milioni di italiani rendendoli orgogliosi e facendo loro cantare con passione ed emozione il nostro inno, l’Inno di Mameli. Oggi, invece, ci siamo alzati e, con coraggio, lacrime e – perché no? – anche con un sorriso ricordando i giorni ormai passati, abbiamo applaudito ed espresso il nostro orgoglio per aver avuto un campione come lui.

Si pensava però che un ragazzo poco più che 17enne, in sella alla sua moto con un 46 voluminoso e giallo, avesse avuto la forza di stopparlo e di gestirlo come più gli piaceva, il tempo. Ma anche per il giovane, ormai quarantaduenne, il tempo non sfugge.

Esiste un tempo per tutto e per tutti. Complicato a dirsi quanto ad accettarlo. Esiste un tempo per i campioni, per i talenti e per le promesse. Il tempo scorre senza tregua, senza fermarsi mai. Il tempo non ti aspetta e oggi si è capito.

In determinati momenti pensi che le cose, le persone, i momenti siano eterni ma non è così: niente dura e nulla è eterno. Ma, Dottore, oggi siamo andati tutti insieme a te, un’ultima volta, in sella a quella moto, per vivere la nostra ultima partita contro il tempo.

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Aurora Carraturo
Aurora Carraturo
Sono nata in Belgio, a Bruxelles, dove ha sede il Parlamento europeo. Studio lingue e parlo francese, inglese e spagnolo. Mi piace leggere e amo guardare i film e le serie tv. Mi piace lo sport e, infatti, seguo la Formula 1 e qualche volta anche il calcio e il basket. Ho praticato scherma e continuo a guardarla in televisione.
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