Legato ad un termosifone, malnutrito e costretto a vivere tra le sue stesse feci. È cosi che i poliziotti del Distretto Casilino e agenti della Polizia locale di Roma Capitale hanno trovato un pitbull all’interno di un appartamento. Erano stati i condomini a segnalare i maltrattamenti subiti dal povero animale, permettendo così agli agenti di intervenire per accertarsi della situazione e prendersi cura del cane così selvaggiamente maltrattato.
Adesso il povero animale è stato affidato alle cure della Asl territoriale. L’uomo che lo aveva ridotto in quelle condizioni è stato denunciato. L’augurio è che il cane, liberato grazie alla sensibilità dei vicini, che non si sono voltati dall’altra parte, e al pronto intervento delle Forze dell’ordine, possa presto trovare una nuova casa e qualcuno che lo coccoli, come merita.
L’umano che, invece di prendersi cura dell’animale che aveva voluto in casa, lo ha sottoposto a continui maltrattamenti dovrà rispondere della sua condotta di fronte all’autorità giudiziaria. La legge 20 luglio 2004, n.189, recante “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”, ha profondamente modificato l’assetto normativo in tema di animali.
Grazie a questa legge, frutto di lunghe battaglie delle associazioni a difesa degli animali e in modo particolare della Lav, nel libro II del Codice penale è stato inserito il titolo IX-bis: “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”. L’articolo 544-ter, introdotto dalla legge 189, tra le altre cose dispone: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro“. Tali sanzioni sono state stabilite dalla legge 4 novembre 2012, n. 201, che le ha innalzate rispetto alla normativa precedente.