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Quirinale: quattro giorni al voto e c’è chi ancora gioca su Twitter

A leggere dichiarazioni di politici, ripensi a De Gasperi, Mattei, Olivetti... e ti spunta una lacrima pensando all'Italia di ieri e di oggi

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Mancano quattro giorni al voto per il nuovo Presidente della Repubblica e c’è chi gioca su Twitter. Intanto come se non bastasse, il “dem” Enrico Borghi, membro della segreteria di Letta (Enrico), in poche righe di intervista sul Corriere della Sera di oggi ti fa cadere le braccia spiegando, all’intervistatore che gli chiedeva come mai da un incontro andato così bene non fosse uscito alcun nome, che «se uno fa un nome o una rosa di nomi prima di andare a un confronto pregiudica la qualità della relazione», che «nessuno ha un diritto di prelazione perché questo è un parlamento di minoranze» e che quindi loro sono «aperti a un confronto senza volerlo vincolare a un profilo».

Insomma sembra quasi che al Quirinale il Pd, anziché un cristiano in carne e ossa, si accontenterebbe di mandare anche solo un avatar! Inoltre mentre Letta e Conte sono entrambi ben fermi sul no a Berlusconi lo stesso Borghi dice che loro, i “dem”, hanno lanciato un appello: vogliono un nome condiviso con il centrodestra… e non pongono pregiudiziali.

Infine, ma qui la responsabilità potrebbe essere del giornalista che ha trascritto le sue dichiarazioni, un’affermazione per decifrare la quale occorre un manuale di analisi logica: se Berlusconi volesse andare alla conta «sarebbe una decisione grave, rispetto alla quale si devono assumere la responsabilità di rompere un quadro politico che rischia di pregiudicare l’azione di governo»! «Si devono assumere…» chi? Berlusconi, che a quanto sappia è uno e non ancora trino? I partiti del centrodestra, con lo stesso Corriere che nelle pagine seguenti descrive Salvini e la Meloni impazienti di togliersi di mezzo Berlusconi e poter rivelare quindi i rispettivi piani B e i nomi che hanno in testa?

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E inoltre «…la responsabilità di rompere un quadro politico che rischia di pregiudicare l’azione di governo»? Ma chi è che «rischia di pregiudicare l’azione di governo», il «quadro politico» o «la responsabilità di romperlo»? E può una responsabilità rompere o rischiare di pregiudicare qualcosa o non è la rottura effettiva a farlo?Vabbeh una volta la costruzione lessicale della lingua italiana era basata sulla sequenza soggetto-predicato-complemento e quello che si scriveva era chiaro e inequivocabile, oggi invece ci si abbandona un po’ all’approssimazione, sia nello scrivere sia nell’interpretare, e figuriamoci quanto questo faccia comodo alla politica, definita infatti “l’arte del possibile”.

Comunque, sempre stando alla lettura del giornale, pare che finora l’ipotesi più concreta che il centrosinistra sia fin qui riuscito a mettere sul tavolo è quella di votare scheda bianca nelle prime tre votazioni, poi Dio provvede. E siccome di votazioni se ne faranno una al giorno il risultato concreto sarà quello di prolungare da quattro giorni a una settimana questa agonia della credibilità della Repubblica Italiana tanto all’interno quanto sulla scena internazionale.

E pensare che in passato una delle tradizioni delle più grosse multinazionali petrolifere angloamericane era quella di affiancare anni prima al presidente della società la persona che gli sarebbe subentrata quando quello fosse andato in pensione. Da noi invece a quattro giorni dal voto stiamo tutti ad aspettare di vedere quel che alla fine (quando?) deciderà Berlusconi e nell’attesa (oltre che nell’incapacità di tirar fuori uno straccio di nome) i partiti e segretari di partito si sono concentrati a contendersi, chissà con quali ambizione e soddisfazione, il ruolo di “king maker”… fine a se stesso.

Intanto il Corriere, dopo aver disseminato l’edizione odierna del giornale di ipotesi sull’eventuale ritiro di Berlusconi, con tanto di articoloni dedicati agli scalpitanti Meloni e Salvini, ha pubblicato come se niente fosse il paginone pubblicitario già apparso altrove che, sembrando smentire tutto quanto sopra, inneggia al Cavaliere come, tra l’altro: una persona buona e generosa; amico di tutti nemico di nessuno; il presidente di club che ha vinto più di tutti nella storia del calcio mondiale; il leader occidentale più apprezzato e più applaudito (8 minuti) nella storia del Congresso americano e «soprattutto l’eroe della libertà che, con grande sprezzo del pericolo, è sceso in campo nel ’94 per evitare a tutti noi un regime autoritario e illiberale» concludendo con la domanda, ovviamente retorica: «E quindi, chi come lui?».

Vabbeh… è evidente che anche Cairo tiene famiglia ma già ci si capisce poco e quando tu cominci a sfogliare le pagine del giornale, leggi che forse Berlusconi si sta per ritirare, speri (invero con poca convinzione) che in un impeto d’orgoglio i nostri politici si decidano a fare un ragionamento serio su fatti e persone e non sul giochetto «carta vince, carta perde, ando’ sta lu presidente?» e poi, all’improvviso, ti appare il paginone “Chi come lui?” (notare la finezza: chi “come” lui… non “meglio” di lui) allora davvero ti finiscono di cadere le braccia, chiudi il giornale, ripensi a De Gasperi, Mattei, Olivetti… e ti spunta una lacrima pensando all’Italia di ieri e a quella di oggi.

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Achille Nobiloni
Achille Nobiloni
Nato a Frascati (Roma) nel 1952. Giornalista pubblicista. Dieci anni corrispondente del Messaggero dalla provincia; quindici anni redattore dell'agenzia Staffetta Quotidiana Petrolifera, venti anni dirigente d'azienda in Agip Petroli e in Eni nella direzione Relazioni Esterne e Rapporti Istituzionali. Attualmente in pensione, appassionato di storia locale e arte.
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