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“La misteriosa Sconosciuta” di Maria Teresa Infante a un’ora dal Destino

Un libro che fa riflettere, uno stile originale che lega la narrativa alla poesia ed è frutto dell'attività nel sociale svolta dall'autrice

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Amore, come fusione di anime nude, atto di creazione fisico e spirituale in grado di far rinascere l’altro, ma insieme impietosamente devastato/avvelenato dalla morale, ingurgitata a piccole dosi quotidiane: lui, lei (Amanda), l’altra (La Sconosciuta) sono parte degli ingranaggi, loro malgrado. Il Destino, ertosi a giudice, li ha condannati al suo volere, alla impossibilità di non lasciarsi andare (sempre) via. Unica alternativa sembra essere la morte, che è un po’ come pensare che con la morte si possa vivere una diversa occasione.

Una morte creatrice, dunque, in grado prima di unirli nell’amplesso («morire è vivere consumando se stessi ogni giorno») e poi di liberarli entrambi dalle catene dell’onnipotenza che li unisce, martoriandoli all’unisono, in un unico requiem esistenziale. Nel libro La Sconosciuta della scrittrice e poetessa Maria Teresa Infante (edito da Genesi Editrice di Sandro Gros Pietro e la cui uscita è prevista nel mese di novembre 2022) convivono dimensioni assolutamente diverse, tutte strade percorribili: il sociale, la psicologia, l’archetipo.

Da un lato, riprendendo una frase di Diego De Silva che leggiamo a conclusione del libro, si può sposare il concetto che gli unici amori che resistono siano quelli impossibili, se per amore s’intende una passione totalizzante tra due amanti che può attraversare anche l’intera vita, perché non si ha il coraggio di abbandonare “le rapsodie del quotidiano e della morale comune”. E qui sono la società, il substrato antropologico, a imprigionare. Dall’altro il libro svela una entità ben più importante, il Fato, al Destino che gioca a dadi con le nostre vite non si può sfuggire, e così l’unica soluzione sembra essere proprio la fuga/scomparsa/morte, una morte intesa però come atto di pietà verso l’altro, o ricerca di una diversa soluzione di eternità, o di altra realtà in grado di ricondurre entrambi in un bivio, quasi protetto ed atemporale. Fatto sta che i protagonisti sembrano percorrere a velocità accelerata una vita intera, meravigliosa e sofferta, maledetta, predestinata, in una sola Ora; la frase A un’ora dal Destino caratterizza non a caso tutti i capitoli, perché c’è un Destino inclemente ad aspettarli, fermo al Traguardo, che non potranno contrastare.

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Infine c’è il lato psicanalitico, attraverso lo sdoppiamento della protagonista Amanda con il suo alter ego (l’altra), che al contrario di lei «è una libera possidente, non schiava incatenata dal pregiudizio. La Sconosciuta (non a lei) ama senza quantificare in grammi e sedimentando l’onta del rimpianto. Lei è conforme a ciò che non mente, aggrappata con forza al suo vero essere e in grado di consolarla, lenirne le ferite». Ma in fondo anche la Sconosciuta non potrà vivere senza l’altra: sono due vasi comunicanti e un’unica sembianza.

Un libro che fa riflettere, non facile nei contenuti anche per uno stile originale che lega la scrittura narrativa alla poesia. A uscirne perdente è lui soprattutto, l’uomo, il maschio, ma anche l’Amore (come concetto assoluto) che si manifesta con tutto il suo egoismo e violenza, vittima di condizionamenti, attuale, ordinario. Ma come ignorare gli sprazzi di piacere, l’atto sessuale che diviene gesto di sublimazione artistica e dunque conquista di eternità, proprio in presenza del tormento?

Chi non ha vissuto situazioni come quella di Amanda e insieme dell’Altra, o al maschile, come questa di lui? Lui che non ha bisogno di un nome, perché potrebbe non essere mai esistito se a chiusura del volume si legge

La penna intinse il dito nell’inchiostro
Di lei rimase solo ciò che è scritto
Di lui si disse non fosse mai vissuto.

Su questo nuovo lavoro letterario di Maria Teresa Infante, fondatrice e presidente del Premio nazionale di poesia Ciò che Caino non sa, ha certamente inciso l’attività svolta per anni nel sociale, essendosi occupata di violenza sulle donne e sui minori con conferenze e presentazioni sul tema in varie regioni. Di amore, infatti, ma anche di violenza si parla, trovando come soluzione alla sofferenza l’autoeliminazione da un amore stremato, umiliato, ghigliottinato, una resa insostenibile. E qui si apre una ulteriore interpretazione, nelle dinamiche tra gli attori della storia si potrebbe inserire un archetipo, l’archetipo dell’amante che ha ispirato le più grandi opere letterarie, laddove l’eros è la passione generata da un assoluto equilibrio tra corpo e spirito baipassando l’io pensante e l’amore romantico, privo di barriere e prudenza, è fortemente legato alla morte, sia fisica che spirituale. Un romanzo dunque che, in ultima analisi, sembra condurci per mano proprio al mito di Amore e Psiche.

Un libro ben scritto, originale nella forma e nel contenuto non scontato, adatto per poeti e per pensatori, filosofi e psicologi. Camei preziosi le poesie di cui è pervaso, fuse all’interno della trama narrativa e con brani isolati che ricamano il testo. 

Biografia

Maria Teresa Infante, scrittrice e poeta originaria di San Severo (FG), è cofondatrice Accademia delle Arti e delle Scienze filosofiche, Consigliera del Senato Accademico, Direttrice del Dipartimento “Solidarietà e Promozione sociale” della Stessa. Responsabile settore editoriale Oceano Edizioni.

Cofondatrice, presidente onorario WikiPoesia (2018/07-2022). Cofondatrice, vicepresidente dell’associazione culturale L’Oceano nell’Anima. Caporedattrice della testata giornalistica indipendente OceanoNews e dell’omonimo blog on-line. Collaboratrice di Corriere di San Severo, Corriere di Puglia e Lucania, Corriere Nazionale, Alessandria today.

Redattrice delle riviste di arte e cultura La Ballata e Fiorisce un cenacolo. Fondatrice e presidente del Premio nazionale di poesia Ciò che Caino non sa (violenza di genere e minori). Coautrice di antologie bilingue in inglese, polacco, serbo, spagnolo. Presidente o membro di commissione di vari Premi letterari nazionali.

Ha recensito oltre ottanta autori e artisti, di cui ha curato le personali. Del 2019 l’esperienza cinematografica in CalmApparente, dal romanzo di Mauro Valente, regia di Eric Veneziano. Ottiene vari riconoscimenti per la poesia, la narrativa, il giornalismo e nel 2020 dall’Accademia Italia in Arte nel Mondo – Art and Human Rights riceve l’Alto riconoscimento per la poesia e la letteratura Il Pensatore.

Ha undici pubblicazioni personali al suo attivo (poesia e narrativa) e nove antologie come ideatrice e curatrice, di cui cinque sulla violenza su donne e minori.

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Maria Grazia Di Mario
Maria Grazia Di Mariohttps://www.thefilmseeker.it
Laureata in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza di Roma, è giornalista professionista, poetessa, saggista, editrice, operatrice culturale. Tra i giornali e le emittenti con cui ha lavorato: Il Messaggero, Avvenire, Paese Sera, L'Umanità, Radiocorriere Tv, Canale 5, l'Avanti, La voce di New York, Cinecorriere. Attualmente dirige la Biblioteca Casa Museo Angelo Di Mario, per la quale organizza numerosi eventi non profit, e tre testate giornalistiche da lei fondate: Sabina, www.sabinamagazine.it, www.thefilmseeker.it. Ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio nazionale Anco Marzio con il libro di poesie “Cabricia il serpente”; è stata finalista del IX Premio Carver per la saggistica con il libro “Alberto Moravia il profeta indifferente”, per il quale ha vinto il 2° premio Nabokov; ha vinto il 2° Premio ArgenPic con il romanzo “La donna senza testa”; ha vinto il 1° premio mondiale Golden Aster Book con “La donna senza testa”.
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