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Carlos Alcaraz, la genesi di un mito

A Wimbledon 2023 non c'è stato un frangente in cui è sembrato in grave difficoltà, neanche contro la “macchina” che di nome fa Novak Djokovic

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Un giovane spagnolo appena ventenne che batte il più quotato ed esperto avversario sull’erba londinese di Wimbledon: sembra una storia già sentita, ma con diversi protagonisti, da Rafa Nadal e Roger Federer a Carlos Alcaraz e Novak Djokovic. I paragoni, però, non sempre chiariscono la realtà. Anzi, tendono a confondere le idee e creare inutili aspettative. Sta di fatto, però, che la caldissima giornata di domenica 16 luglio ha rappresentato un evento storico per il tennis: il passaggio di consegne definitivo tra il nuovo che avanza e ciò che resta dei magnifici tre.

Già, perché se Nole avesse conquistato il suo ottavo Wimbledon, a quest’ora tutti staremmo celebrando l’immenso talento del serbo e constatando come i giovani siano forti, fortissimi, ma senza lo smalto dei miti. Il campo ha dato il suo irreversibile responso; ripensandoci un po’, ce lo si poteva aspettare. Ma quello stesso storico prato centrale dell’All England Club ha fornito un elemento in più, stavolta più sorprendente: Carlos Alcaraz Garfia, anno di nascita 2003, ha tutto per diventare uno dei più forti tennisti della storia.

Le caratteristiche del fenomeno? Fisico che gli permette di raggiungere e giocare qualsiasi palla, anche la più impossibile; un tennis moderno ma con uno stile del tutto personale, fatto di palle corte e gioco spezzato, grazie ad una sensibilità pazzesca nel polso. Ma soprattutto una presenza mentale fuori dal comune in ogni momento della partita. L’edizione 2023 di Wimbledon ha messo in evidenza proprio questa parte del suo essere tennista: non c’è stato un frangente in cui lo spagnolo è sembrato in grave difficoltà, neanche contro una macchina che di nome fa Novak e di cognome Djokovic.

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Questa è la ricetta di un campione. Ma dopo prestazioni così, possiamo anche esagerare: questi sono gli ingredienti per diventare un mito. Si dovrà abituare, il giovane Carlos, ad essere paragonato ai mostri sacri di questo sport, mantenendo però un’umiltà nel lavoro che gli garantirà successi duraturi.

Djokovic gli ha affidato le chiavi del tennis del futuro. Nole, pur odiando perdere più di quanto ami vincere, lo avrà fatto volentieri, rivedendo in Alcaraz proprio sé stesso. I miti ne fiutano altri: è la storia di ogni sport, di squadra e non. In attesa delle sfide con il nostro Jannik Sinner, si può tirare un sospiro di sollievo, affermando che il tennis dei prossimi 15 anni è in ottime e spettacolari mani. Non si può far altro che goderceli.

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Edoardo Sanfilippo
Edoardo Sanfilippo
Laureato magistrale in media, comunicazione digitale e giornalismo. Ricopro il ruolo di media analyst a Data Stampa. Le mie passioni? Lo sport, in particolare le quattro ruote, la politica e la scrittura. Adoro curiosare e sapere di più su tutti gli aspetti della società.
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