Una manifestazione condotta con tono festoso, nel segno dell’amicizia e della condivisione delle conoscenze, così come nella convinzione di Seneca, ispiratore della entusiasmante avventura del Premio che porta il suo nome. Una serata nella quale sono stati premiati personaggi dell’arte, della cultura e della scienza e che ha dimostrato che si può parlare di questi temi in maniera leggera, sebbene non superficiale, anche con l’aiuto della musica.
L’edizione 2021 del Premio accademico internazionale di letteratura contemporanea “Lucius Annaeus Seneca” si era chiusa con l’augurio di un ulteriore miglioramento e consolidamento nel panorama italiano e internazionale dei concorsi letterari. La manifestazione conclusiva della VI edizione 2022 ha dimostrato che il Premio Seneca è ormai una realtà ben strutturata, con una sua personalità e un appeal che lo impongono tra le realtà più significative e credibili all’interno del contesto letterario del nostro Paese. L’hanno ripetutamente sottolineato gli illustri ospiti che si sono succeduti sul palco allestito nella Sala delle scuderie del Castello normanno-svevo di Sannicandro di Bari dove la cerimonia si è svolta con successo per il terzo anno consecutivo.
A condurre la gradevole e molto articolata serata Maria Teresa Infante, direttrice artistica del Premio, sicura e brillante, anfitrione inappuntabile e cordiale. Con lei, preziose collaboratrici sono state Laura Pavia e Nastasia Mondino. Nel suo indirizzo di saluto Massimo Massa, presidente del Premio, ha messo in evidenza la notevole partecipazione ,che ha raggiunto quota 1.300 opere pervenute da ben 27 Paesi di tutto il mondo, Italia compresa, nonché l’acquisizione del prestigioso patrocinio del Parlamento Europeo, in aggiunta a quelli altrettanto autorevoli che già qualificano il “Seneca”.
Il programma ha proposto, in sequenza, le premiazioni dei vincitori e dei segnalati delle numerose sezioni in cui è articolato il Premio. La lettura di brani e poesie da parte di Rosa D’Onofrio, attrice eclettica e dal temperamento intenso, ha reso ancor più coinvolgente l’aspetto protocollare del programma.
Tuttavia, momenti non strettamente legati alle premiazioni hanno allietato e reso più godibile la cerimonia: in particolare quello legato alla presentazione delle tre personalità della cultura e della realtà sociale italiana destinatarie del Premio alla carriera: Alda Merini, alla memoria, a cui è stato attribuito il Seneca di Bronzo quale «una delle voci poetiche più significative del nostro tempo»; il professor Franco Servadei, neurochirurgo di fama internazionale, gratificato con il Premio Auriga «per l’impegno e la dedizione profusi in campo medico e nella carriera scientifica»; Maria Grazia Di Mario, giornalista e collaboratrice di Metropoli.Online, destinataria del Premio Minerva «per l’impegno e la dedizione profusi per la diffusione di un giornalismo di qualità».
Di ciascuno è stato proposto un efficace trailer che ne ha sinteticamente messo in luce i meriti e l’apprezzabile curriculum che hanno fatto loro meritare il riconoscimento. Barbara Merini Carniti, una delle quattro figlie di Alda Merini, è intervenuta attraverso un filmato, impossibilitata a essere presente per problemi di salute. Ha ringraziato calorosamente gli organizzatori del Premio, rammaricandosi per la mancata presenza ma, soprattutto, ha affermato che la mamma Alda sarebbe andata fiera di questa lusinghiera attenzione.
Il professor Servadei, docente di neurochirurgia alla Humanitas University, ha chiarito l’importanza e il ruolo della neurochirurgia nella società odierna, con particolare riguardo per le linee guida del trauma cranico grave. L’insigne scienziato si è anche soffermato sulle sue esperienze professionali all’estero nel ruolo di presidente della Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia, evidenziando la bontà e la stima di cui gode in ambito internazionale la scuola neurochirurgica italiana.
Maria Grazia Di Mario – giornalista, scrittrice, sceneggiatrice, editrice e operatrice attiva a tutto campo che ha collaborato anche con la Rai e Mediaset – ha sinteticamente riferito sul concetto di giornalismo di qualità, rammaricandosi dell’eccessiva ingerenza della politica nei meccanismi dell’informazione che determina uno scadimento dell’autonomia del giornalista. Ha anche illustrato il progetto biblioteca casa-museo che lei stessa ha fondato per onorare la memoria del papà Angelo, poeta, scrittore e linguista, scomparso nel 2013.
Sono stati, inoltre, ufficialmente investiti della carica di Accademici ad honorem il Magnifico Rettore dell’Università di Foggia, professor Pierpaolo Limone; Giuseppe Dimiccoli, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, con esperienza nel campo culturale nel contesto del Parlamento Europeo; Cheikh Tidiane Gaye, senegalese naturalizzato italiano e presidente di Africa solidarietà Aps.
E, a conferma della volontà dell’Accademia Asf di consolidare l’orizzonte del “Seneca” oltre i confini del nostro Paese, è stata nominata Ambasciatrice del Premio all’estero la giornalista e scrittrice serba Slavica Pejovic, in presenza, in aggiunta a George Onsy (Egitto), Irma Kurti (Albania), Sophy Chen (Cina).
Presentato anche lo scultore Dino Bilancia, artista poliedrico, autore dei Seneca di Bronzo destinati ai premiati alla carriera. Bilancia ha spiegato la particolare tecnica e il materiale innovativo impiegati nella realizzazione delle opere.
I momenti dedicati alla musica hanno contribuito a creare un’atmosfera magica che ha avvinto i presenti: al pianoforte si sono alternati i giovani maestri Annarosa Partipilo, Michela Di Noia – vincitrice ex aequo del Premio Bosso, un’altra delle perle che impreziosiscono la collana delle iniziative dell’Accademia delle arti e delle scienze Filosofiche – e il violinista Andrea Petricca. Tutti bravissimi e applauditi per la loro pregevole esibizione.
In apertura di serata sono intervenuti il sindaco di Sannicandro di Bari, Giuseppe Giannone, e l’assessore alla cultura, Gianfranco Terzo, manifestando entrambi gradimento e orgoglio per l’iniziativa che gli organizzatori del Premio “Seneca” hanno inteso realizzare nel Castello normanno-svevo, patrimonio storico della loro cittadina.