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La nuova dieta degli orsi polari

Temperature del mare più alte e conseguente diminuzione di ghiaccio: i delfini si spostano a nord e diventano gran fonte di cibo per gli orsi

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Il riscaldamento globale ha fatto incontrare delfini e orsi polari, facendo cadere i mammiferi tra le fauci dei grandi carnivori. In un piccolo fiordo delle isole Svalbard, nell’Artico norvegese, un orso polare adulto di circa 16-20 anni, molto magro, predava due delfini appartenenti alla specie lagenorinchi rostrobianco o delfini dal becco bianco, una delle specie più grandi, che raggiunge una lunghezza di 3 metri e un peso di 300 chili. È questa la scena osservata, per la prima volta nell’aprile del 2014, da un gruppo di scienziati del Norwegian Polar Institute.

Questa specie frequenta spesso il Mare Glaciale Artico nei mesi estivi, ma non durante l’inverno o la primavera quando il mare è ricoperto di ghiacci, né tantomeno si spingono così a nord: incontri inediti e comportamenti inusuali. Gli orsi polari dipendono dal ghiaccio, sul quale cacciano prevalentemente foche, in modo particolare foche degli anelli e foche barbate, ma sono anche predatori opportunisti e spazzini con un lungo elenco di specie consumate.

La presenza di delfini in questo periodo si spiega solo con le anomalie climatiche degli ultimi anni: le acque più calde e la scarsa esistenza di ghiacci potrebbero aver attirato a nord questi mammiferi in anticipo rispetto al solito. Brusche variazioni di temperature, con il conseguente ricongelamento delle acque, avrebbero intrappolato i delfini nei ghiacci rendendoli prede per gli orsi nel momento in cui emergono in superficie per respirare.

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Altro comportamento mai osservato prima è stato evidenziato dallo studio: dopo aver mangiato il delfino, l’orso ha seppellito gli avanzi sotto il ghiaccio, come se volesse nasconderli, per poi poterli consumare nei giorni successivi: una sorta di dispensa. Comportamento inusuale, giustificabile soltanto dalla scarsità di cibo, perché solitamente gli orsi mangiano la parte grassa delle prede e poi abbandonano il resto a uccelli e volpi.

La dieta del plantigrado comprende varie specie. Infatti, sono noti attacchi a beluga e narvali e il consumo di almeno 5 specie di balene spiaggiate, ma mai si era osservata la predazione di delfini dal becco bianco semplicemente perché questa non è una specie tipica di zone di mare solitamente ricoperte dai ghiacci. Ma dato che le temperature del mare sono notevolmente aumentate, con la conseguente diminuzione della superficie di ghiaccio, i delfini si sono spostati verso nord e, data la loro dimensione, sono diventati una grande fonte di cibo per gli orsi: altri sette episodi simili sono stati osservati nei mesi successivi.

Non è cambiata l’alimentazione degli orsi: semplicemente hanno dovuto sopperire alla mancanza delle loro prede abituali con altre specie che hanno cominciato a frequentare il loro habitat, trovandole alquanto appetibili: lo scontro/incontro tra questi due mammiferi è destinato solo a peggiorare.

Ho voluto riprendere questa notizia di qualche anno fa per evidenziare, ancora una volta, come i cambiamenti climatici provocati dalle attività umane stiano pesantemente minacciando la sopravvivenza di specie selvatiche.

Il cambiamento climatico debilita e affama sempre di più gli orsi polari: a causa del restringimento dei ghiacci marini, l’animale simbolo dell’Artico, spesso scelto per le campagne di sensibilizzazione sui cambiamenti climatici, non riesce a procurarsi abbastanza prede per soddisfare il proprio fabbisogno energetico che è maggiore del previsto. Il numero di esemplari di questa specie è in continua diminuzione, man mano che il loro habitat si trasforma.

Si stima che attualmente il loro numero totale, in tutto il mondo, sia compreso tra i 22.000 e i 31.000 individui, divisi in 19 popolazioni: è diventata una specie vulnerabile. Nel corso degli anni, le temperature continuano ad aumentare, il che provoca lo scioglimento del ghiaccio marino da cui gli orsi dipendono, costringendoli a trascorrere più tempo sulla terraferma e a percorrere lunghe distanze in cerca di cibo e spingendosi, per necessità, negli insediamenti umani. Per ogni settimana di anticipo sullo scioglimento dei ghiacci, gli orsi perdono circa 10 chili di peso, hanno difficoltà ad allattare i cuccioli e le loro condizioni di salute diventano sempre più precarie.

Senza una drastica azione per invertire la situazione climatica, potremmo assistere a una drammatica riduzione del loro numero entro la metà del secolo. Il cambiamento climatico è una vera emergenza globale: sta creando enormi danni all’intero pianeta, sta cambiando in modo significativo gli ecosistemi e le relazioni tra le specie, uomo compreso, ma questa non è una novità, né una rivelazione.

Le prime vittime dell’aumento delle temperature sono quelle specie che vivono negli angoli più freddi del pianeta, dove il ghiaccio, che un tempo era perenne, si sta sciogliendo mettendo in pericolo la loro stessa sopravvivenza.

Torneremo sull’argomento con altri esempi, nella speranza che si possa in qualche modo smuovere la coscienza collettiva per correre ai ripari, per ripensare l’economia globale e ridurre l’inquinamento incontrollato.

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Matteo Lai
Matteo Lai
Naturalista, subacqueo, velista ed esperto di educazione ambientale: il mare è la sua passione. Da qualche anno collabora con una società che si occupa di turismo scolastico dove si occupa di educazione ambientale e vela puntando sempre la sua attenzione sui temi della tutela ambientale e della natura. Con la fondazione di One World ha un obiettivo molto semplice: sensibilizzare i cittadini sul valore della tutela ambientale. One World, che ha sede ad Andria (BT), è un’associazione no profit per la tutela ambientale, nata dal desiderio di smuovere la coscienza sociale al fine di radicare nuovi valori ed innescare, così, un circolo virtuoso di comportamenti eco–friendly consapevoli. Tutte le attività che l’associazione One World promuove hanno sempre una valenza educativa finalizzata alla diffusione di una maggiore conoscenza, sensibilizzazione e rispetto dell’ambiente.
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