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Gli anni Settanta e la Storia

Sulla vicenda degli ex terroristi arrestati e poi scarcerati a Parigi una riflessione storica sul meglio e sul peggio di quegli anni. E la nobiltà d'animo nelle parole di Gemma, vedova di Luigi Calabresi

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Come eravate voi quarant’anni fa? Molte volte i nostri discorsi, di persone più vicine alla vecchiaia che alla maggiore età, si riferiscono con un po’ di autocompiacimento alla nostra “stupidità” di adolescenti o giovani adulti, raccontando qualche sciocchezza compiuta, in sostanza auto-assolvendoci, in quanto ormai distanti anni luce dal nostro modo di essere di allora. Eppure quando ci occupiamo delle vite altrui non siamo così “liberali” come con noi stessi. Senza girarci intorno, mi riferisco alla vicenda degli ex terroristi arrestati e poi scarcerati a Parigi nel giro di 24 ore. La pazienza che chiedo a chi legge però non è di schierarsi come sempre tra giustizialisti e libertari, ma di riflettere sul senso che la storia, intesa proprio come scorrere del tempo, imprime sulle nostre vite e quelle degli altri.

C’è un libro molto bello di pochi anni fa, un dialogo trascritto tra il giornalista Piero Angela e lo storico Alessandro Barbero, che vi consiglio caldamente. S’intitola “Dietro le quinte della Storia, la vita quotidiana attraverso il tempo”, che ci permette, oltre che di riflettere, di ribaltare quelle che ritenevamo certezze storiche. Avete presente lo Ius primae noctis, la cintura di castità, la paura dell’anno Mille? Ne abbiamo letto sui libri che ci hanno fatto studiare a scuola, infiliamo questi riferimenti spesso nei nostri discorsi, eppure non sono mai esistiti. Non lo dico io naturalmente, ma uno storico serio come Barbero, che ha effettuato ricerche accurate negli archivi di Stato, non trovando traccia, o soltanto traccia di casi isolati, nei documenti disponibili, stilati da funzionari pubblici e monaci, e nelle testimonianze ricavate dai processi effettuati nel Medioevo.

Dobbiamo chiederci allora cosa leggeranno gli studenti del 2100 o del 2200 in merito a quel particolare periodo storico che ha caratterizzato il nostro Paese tra gli anni ’60 e i ’70. È un periodo talmente intenso da avere dato vita al meglio e al peggio di un’Italia che, terminata la crescita felice del boom, iniziava a fare i conti con una crisi economica, sociale e politica che ci portiamo dietro come una zavorra ancora adesso. In quegli anni furono varate riforme sociali che sono presenti ancora oggi nel nostro ordinamento. L’istituzione delle Regioni, la riforma sanitaria, lo Statuto dei lavoratori, l’istituzione degli asili nido pubblici, la legge Basaglia e poi il divorzio e il diritto delle donne ad abortire. E poi naturalmente il terrorismo: 200 le vittime individuali, 156 i morti a causa di stragi. Gli anni di piombo hanno portato in galera circa seimila persone, quasi tutti giovanissimi, che nel loro delirio “rivoluzionario” hanno sparato a sangue freddo su persone ritenute simboli del male.

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Sarebbe triste se lo Stato non punisse gli omicidi garantendo la giustizia. E così è stato: sono stati comminati decine di ergastoli; anche soltanto la partecipazione a banda armata senza essersi macchiati di fatti di sangue comportava condanne a decine di anni di carcere. Qualcuno però è riuscito a scappare, non ha scontato la pena, ha vissuto 40 anni in Francia senza più commettere reati e vivendo alla luce del sole grazie alla cosiddetta dottrina Mitterrand, qualcuno di loro ha insegnato nelle università francesi. Sarebbe davvero un regalo a chi ha creduto che uccidere potesse migliorare la società affidargli per intero la rappresentanza degli anni ’70, che, come abbiamo riassunto, sono stati anni di grande e civile passione, su cui si è innestato il terrorismo, certo, ma da cui la nostra società è uscita da tanto tempo. La stampa dovrebbe contribuire a fare chiarezza, invece ci propone troppo spesso ricette facili, come la paura dell’anno Mille, le cinture di castità, in questo caso riproponendo una lettura antistorica degli anni ’70.

Ho trovato nelle parole della signora Gemma Calabresi, vedova di Luigi, omicidio per cui è stato condannato uno degli arrestati e poi rilasciati di Parigi, una chiarezza e una nobiltà d’animo che non ho trovato negli editoriali dei giornali italiani, che al contrario riproponevano un rancore a senso unico che non fa progredire niente e nessuno: «Il mio è un cammino di fede […] così ho pensato anche di queste persone responsabili della morte di Gigi. Posso io relegarle tutta la vita all’atto più brutto che probabilmente hanno compiuto? Forse sono stati dei bravi padri. Forse hanno aiutato gli altri. Forse hanno fatto… Questo non sta a me. Però loro non sono solo quella cosa lì, assassini, sono anche tante altre cose. Ecco, questo mi ha aiutato nel mio percorso di perdono».

Giustizia e non vendetta, questo spetta a una società civile.

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Gianluca Cicinelli
Gianluca Cicinelli
È stato a lungo direttore dell’informazione di Radio Città Futura di Roma. Ha collaborato con quotidiani e periodici nazionali e si occupa principalmente d’inchieste sulle zone d’ombra tra servizi segreti, criminalità organizzata e istituzioni. Ha pubblicato due libri sul rapimento di Davide Cervia. Propone spesso corsi di formazione giornalistica popolare. Ha realizzato la video inchiesta “Coperti a Destra” sulla strage di via Fani del 16 marzo 1978. Attualmente collabora con la Lumsa di Roma.
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