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Euro digitale, ovvero il tuo portafogli affidato alle mani di chi batte moneta

Nell'indifferenza generale e dei media a ottobre si chiude l'istruttoria su questa nuova divisa. Che è molto diversa dalla moneta elettronica

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I grandi progetti, quelli grandi davvero, che sono ideati per cambiare irrevocabilmente le sorti del mondo, nascono nelle catacombe e vengono alla luce quando ormai tutto è compiuto, e non resta che prenderne atto. Questo pare essere il caso dell’Euro digitale. L’istruttoria sull’Euro digitale, iniziata nella seconda metà del 2021, si concluderà questo mese di ottobre. Nell’indifferenza più totale dei media e della opinione pubblica.

Infatti, da una parte il tema dell’identità digitale in Italia è attualmente abbastanza conosciuto e molti sanno che questa è costituita da due strumenti: lo Spid e la carta di identità elettronica, che permettono al cittadino di certificare la propria identità quando accede a servizi on-line della Pubblica Amministrazione e dei privati convenzionati, costituendo una comoda alternativa al recarsi di persona negli uffici pubblici. Per un altro verso, l’altro tema, il vero progetto, viene portato avanti nel quasi totale silenzio dei media.

Quanti sanno, ad esempio, cos’è l’Euro digitale? A leggere le scarne informazioni reperibili sul sito della Bce e su pochi siti di settore, il fantastico Euro digitale (perché quei pochi che ne parlano lo fanno solo in modo entusiastico, cosa peraltro molto anomala per siti di settore o istituzionali) viene definito come una nuova moneta, esclusivamente digitale, gestita unicamente dalla Bce, tramite un wallet elettronico assegnato a ciascun titolare di identità digitale. 

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La nuova moneta digitale è definita eco friendly (non dovendo stampare banconote o coniare monete), «più inclusiva», in quanto permetterebbe a tutti di accedere ad un Digital Wallet (come se le banconote invece avessero limiti strutturali), e vedrebbe azzerarsi le commissioni transazionali in quanto verrebbero eliminati gli operatori intermediari (le banche). Garantirebbe inoltre una maggiore stabilità finanziaria e tutta una serie di positive implicazioni.

Però, in questo caso come in altri casi, l’uso del termine è basato su un equivoco di fondo, ovvero la confusione tra moneta elettronica e moneta digitale.

L’Euro digitale non è neanche paragonabile al concetto di criptovaluta, come ad esempio il Bitcoin, in quanto, pur utilizzando la stessa tecnologia delle blockchain, ha una differenza fondamentale: nelle criptovalute le transazioni sono memorizzate su numerosi server anonimi distribuiti; nel caso della valuta digitale di Bruxelles, invece, tutto sarebbe controllato da un unico server: quello della Bce.

Come le criptovalute, tuttavia, l’Euro digitale richiede un notevole quantitativo di energia per le infrastrutture necessarie a gestirlo, risultando, quindi, oneroso in termini ambientali, altro che eco friendly.

Ma la caratteristica più preoccupante è che l’Euro digitale è una moneta “programmabile”. E cosa significa? Significa che, unito all’identità digitale ed a tutte le informazioni collegate a quest’ultima, l’Euro digitale permetterebbe di limitare l’utilizzo della moneta a seconda di condizioni impostate da chi ha il controllo dello strumento. 

E quindi, la moneta digitale non offre, al contrario della moneta elettronica, alcuna garanzia nei confronti del suo possessore, né dal punto di vista della privacy né tanto meno nella sicurezza della proprietà. Questa moneta infatti potrebbe essere arbitrariamente bloccata o addirittura “sequestrata” laddove io detentore del server (che non è più decentralizzato, come nel caso delle criptovalute) ponessi dei parametri che si ritengono violati dal singolo individuo.

Ecco allora che l’accesso al proprio wallet (e quindi alle uniche risorse economiche laddove, come nelle intenzioni, la vecchia carta moneta venisse dichiarata fuori corso) potrebbe venire inibito o sospeso se, ad esempio, superiamo un qualche limite programmato dalla Bce o da altri organismi, indipendentemente dai fondi disponibili sul wallet. Se si considera che nella identità digitale saranno presenti informazioni relative alla posizione fiscale, tributaria e sanitaria, il rischio di un totale controllo della persona non è una possibilità così remota.

E chi millanta che l’uso del contante interessa solo agli evasori, non merita più nemmeno risposta. Duole però constatare che la miopia di alcuni determini la condanna di una intera collettività. Con il rischio, come per le sedicenti politiche sanitarie, che quando i loro strenui fautori dovessero accorgersi del controllo spacciato per sicurezza, sarà inevitabilmente troppo tardi.

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Lorenza Morello
Lorenza Morellohttps://lorenzamorello.it/
Giurista d'impresa e presidente nazionale Apm (Avvocati per la mediazione), si occupa di aziende, internazionalizzazione e ristrutturazione del debito e ritiene da decenni che la sua “missione” sia quella di rendere il diritto più comprensibile a tutti. Aiuta le aziende e le persone a prevenire il conflitto anziché venirne travolte. Laurea in giurisprudenza a Torino, 110 magna cum laude e premio Bruno Caccia, ha studiato a Oxford, Strasburgo, Oldenburg, Atene e Montreal. Autrice di molteplici pubblicazioni (tra le ultime "No taxation without representation") è nota nel mondo radiofonico e televisivo in Italia e all'estero anche grazie al suo ruolo di consulente di “Casa Italia”, su Rai Italia, in cui risponde ai quesiti e ai dubbi degli italiani nel mondo.
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