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Castelli Romani, un esempio di speranza: porte aperte a chi fugge dall’orrore

Cooperativa “Una città non basta” di Marino, rifugio e speranza per 70 profughi afgani: su Radio 24 il racconto di un impegno significativo

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Aprire le porte ai rifugiati che fuggono dalle guerre e dai Paesi in cui i diritti umani sono a rischio. Anche per diminuire il numero degli ingressi non controllati in Italia. È la missione di cui si sta facendo carico la cooperativa “Una città non basta” di Marino, ai Castelli Romani, attiva per dare un rifugio e una speranza ai profughi in fuga dagli orrori in Afghanistan.

Sono una settantina gli afgani assistiti, portati in salvo grazie all’attivazione dei corridoi umanitari e dopo l’ultimo volo italiano, quello del C 130 decollato il 27 agosto 2021 dal martoriato Paese asiatico. L’accoglienza in Italia è stata curata dalla “Rete umanitaria della società civile”, della quale fa parte la cooperativa marinese.

La necessità di aprire a nuovi ingressi per lavoro per far sì che il numero di irregolari diminuisca è un tema molto caro alla cooperativa. Ne ha spiegato tutto il valore la presidente, Maria Rosaria Calderone, intervenendo recentemente alla trasmissione settimanale “Si può fare – Storie dal sociale”, andata in onda sull’emittente Radio 24, la radio del Sole 24 Ore.

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L’esperienza della cooperativa dei Castelli Romani è stata illustrata nel corso della puntata “Una nuova vita”, curata da Cristiana Carpinelli, ora disponibile per gli ascoltatori in podcast: https://www.radio24.ilsole24ore.com/programmi/si-puo-fare-storie-dal-sociale/puntata/una-nuova-vita-100000-AEzZ2DaC.

Voci protagoniste del servizio sono state quelle della giornalista inviata del Tg1 Maria Grazia Mazzola la quale, di fronte al genocidio che si stava perpetrando nei confronti delle minoranze afghane, soprattutto hazare, si è posta il problema di «provare ad aiutarli, a salvarli» con tutti i mezzi a sua disposizione.

Altra voce quella di Sedika Moshtaq, attivista dei diritti delle donne di Kabul, in attesa di poter fare l’ostetrica qui in Italia, e di suo fratello, Alì Moshtaq, impiegato in una multinazionale. Ali ha affermato che nessuno sceglie di essere un rifugiato, ma che è costretto dagli eventi e che quando tornerà la libertà in Afghanistan tornerà con sua figlia per farla studiare da donna libera.

E infine la testimonianza di Issam Sabha, siriano, in Italia da tre anni. Da richiedente asilo è diventato membro consigliere della cooperativa e responsabile del personale, passando così dall’altra parte della barricata e ricongiungendosi anche con i suoi familiari.

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Stefania Basile
Stefania Basile
Sono nata nel 1977 all'estremità meridionale della Calabria tirrenica, nella città di Palmi, che si affaccia sullo stretto di Messina e sulle splendide isole Eolie. Amo le mie origini e Roma, la città dove vivo per motivi professionali. Come diceva la grande Mia Martini: «il carattere dei calabresi a me piace moltissimo. Possiamo sembrare testardi, un po' duri, troppo decisi. In realtà siamo delle rocce, abbiamo una grande voglia di lavorare e di vivere. Io non sono di origine, io sono proprio calabrese!».
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