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Candelora: una ricorrenza unica che unisce storia, tradizioni popolari e devozione

Si celebra il trionfo della luce sulle tenebre benedicendo candele e ceri, simbolo di Gesù luce del mondo. L'origine sono i Lupercali romani

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Tra il Natale, l’Epifania e la Pasqua c’è una festa cristiana meno nota e meno celebrata dai laici. Infatti, non è un’occasione familiare e conviviale come le tre feste maggiori. Ma ha un importante valore nella tradizione religiosa cristiana. È la Candelora. Cade il 2 febbraio, è una festa fissa e non mobile come la Pasqua e commemora la presentazione al Tempio di Gesù bambino, come era usanza al tempo nella pratica religiosa ebraica.

Per antica tradizione oggi c’è chi mantiene l’albero di Natale e il presepe fino a questa data; chi, invece, festeggia la ricorrenza in quanto tale. La festa celebra il trionfo della luce sulle tenebre, come anche la fine delle feste natalizie e il percorso per quelle pasquali.

L’Antico Testamento regola significato e riti dell’evento religioso richiamandosi alla legge mosaica, che prescriveva alcune cerimonie da rispettare dopo la nascita di un bambino in una famiglia, in particolar modo per un figlio maschio. La donna che aveva partorito doveva purificarsi per quaranta giorni con una serie di riti prima di poter toccare cose o accedere a luoghi sacri. E ogni figlio primogenito maschio doveva esser presentato al Tempio per essere consacrato a Dio e redento con un’offerta simbolica, segno di gratitudine per la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù subita in Egitto.

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L’usanza ebraica con l’episodio della presentazione di Gesù al tempio è narrata dal Vangelo di Luca. Quando Giuseppe e Maria con il neonato Gesù si recano al Tempio di Gerusalemme hanno un incontro inaspettato con un anziano “giusto e pio” di nome Simeone, il quale riconobbe in quel bimbo il Messia che era stato profetizzato, appellandolo «luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo di Israele».

Per questo, nella tradizione religiosa cristiana, in questo giorno nelle chiese vengono benedette le candele e i ceri, simbolo di Gesù come luce del mondo. Candele e ceri benedetti vengono poi donati ai fedeli, perché possano esser protetti dal male e dalle sventure.

La festa religiosa cristiana fu istituita nel V secolo d.C. e segna una continuità significativa tra il cristianesimo e la cultura religiosa ebraica. Papa Gelasio I (492-496) chiese e ottenne dal Senato Romano l’abolizione di una concomitante festa pagana che cadeva a metà febbraio, i Lupercali, per sostituirla con la festa cristiana della Candelora. Nel secolo successivo l’imperatore Giustiniano anticipò la festa al 2 febbraio, data in cui si festeggia ancor oggi.

Già nel secolo precedente ci sono tuttavia testimonianze di questa ricorrenza. Egeria o Eteria (in latino Egerīa o Aetherīa), una devota cristiana abbiente, che nel IV secolo fece un pellegrinaggio nei luoghi sacri del Vangelo, in Asia, in Israele e in Egitto, ne parla in un suo scritto che descrive costumi e pratiche religiose dei luoghi che visitò, il Peregrinatio Aetheriae. Secondo quanto ci dice, la data per la celebrazione religiosa allora era il 14 febbraio, cioè quaranta giorni dopo la Natività (come detto, per la legge ebraica i quaranta giorni erano il periodo necessario per la purificazione della madre del bambino maschio).

Egeria nel suo testo parla anche del “rito del lucernaio” praticato in questa occasione: «Si accendono tutte le luci e i ceri, facendo così una luce grandissima». Da qui sembra provenga il nome popolare di “Candelora”.

Dunque, una festa come la Candelora costituisce uno dei molteplici casi di “inculturazione religiosa”, cioè di sostituzione di feste e celebrazioni sacre di una nuova religione su quella precedente. Nei culti cristiani questo è avvenuto sia per il Natale sia per l’Epifania e la Pasqua. Similmente per la Candelora che “sostituì” i Lupercali dell’antica Roma.

D’altronde sono molte le feste delle civiltà antiche per celebrare la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, il ritorno della luce dopo le tenebre.

Ad esempio gli antichi Celti il 2 febbraio celebravano la festa di Imbolc, cioè il passaggio dal culmine dell’inverno all’inizio della primavera. Il rito pagano era dedicato alla dea Brigit (diventata poi per i cristiani “Santa Brigitta”). E, particolare alquanto interessante da un punto di vista antropologico, la tradizione rituale prevedeva l’accensione di lumi e candele, in modo molto simile ai Lupercali romani e alla Candelora cristiana.

La Candelora cristiana così come le feste pagane più antiche hanno molti altri aspetti e affascinanti implicazioni di cui ritorneremo a parlare in una prossima occasione.

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Salvatore Speranza
Salvatore Speranza
Romano, di formazione epistemologo e teorico della comunicazione. È giornalista e divulgatore scientifico per vari supplementi culturali, scrivendo di matematica, scienze cognitive e naturali, oltre che di comunicazione e di sociologia politica. È presidente regionale Lazio di una storica associazione civica nazionale, per la quale segue prevalentemente i settori ambiente e rifiuti, politiche sociali, relazioni istituzionali e governance.
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