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Bronzi di Riace, 50 anni di fascino, di scoperte e anche di tanti misteri

Il 16 agosto 1972 vennero ritrovati a 230 metri dalla costa ionica del reggino i capolavori dell'arte greca e della sua influenza in Calabria

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Quando, quel 16 agosto di 50 anni fa, un sub dilettante, il fotografo romano Stefano Mariottini, si immerse a 230 metri dalle riva di Riace Marina, sulla costa ionica del reggino, non immaginava certo che quel momento di svago estivo sarebbe stato una svolta importante per la storia e la cultura della Calabria e di tutta l’Italia. Che ci fosse qualcosa di importante lì sotto, a circa otto metri di profondità, il sub lo capì subito, vedendo affiorare il braccio sinistro di una statua di bronzo. Per questo si precipitò a telefonare alla Soprintendenza alle antichità a Reggio Calabria, dove il giorno successivo denunciò formalmente il ritrovamento.

È così che nel 1972, esattamente mezzo secolo fa oggi, sono stati restituiti all’ammirazione e allo studio quelli che sono universalmente conosciuti come i Bronzi di Riace: due statue in bronzo di origine greca, databili intorno a V secolo avanti Cristo, raffiguranti due figure maschili nude, due guerrieri, alte circa 180 centimetri.

I Bronzi di Riace sono ora conservati un una stanza appositamente attrezzata per tenere sotto controllo a valori stabiliti umidità e temperatura del Museo archeologico di Reggio Calabria e, pervenuteci in buono stato di conservazione, rappresentano uno dei capolavori scultorei più preziosi dell’arte greca e della sua influenza culturale in Calabria. Un patrimonio anche di alto valore turistico, che ha posto Riace e Reggio Calabria all’attenzione mondiale.

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Due capolavori che sono diventati anche occasione di conoscenza della cultura e della storia per i giovani. «A riscrivere la storia sui Bronzi di Riace – spiega Rosanna Trovato, presidente della sezione Area Integrata dello Stretto” dell’Archeoclub d’Italia – è il professor Daniele Castrizio, dell’Università di Messina: con le sue ricerche svela altre curiosità e le porta in giro in maniera singolare con il suo Magnagrecantico, un racconto inedito sulla storia dei Bronzi di Riace, un canto misto, di storia, di note, di immagini e di parole».

Uno spettacolo, insomma, che in questi giorni di dolore per la scomparsa di quel grande divulgatore scientifico che è stato Piero Angela, e rimarrà sempre nella memoria collettiva, fa venire in mente uno dei suoi motti, quando sosteneva che occorre «insegnare divertendo».

Tante sono le iniziative per ricordare i 50 anni del ritrovamento dei Bronzi di Riace. «Anche Archeoclub d’Italia “Area integrata dello Stretto” – riferisce la presidente Rosanna Trovato – ha calendarizzato per l’occasione diverse iniziative non solo culturali, ma di valorizzazione turistica del territorio. In giugno all’Università “Dante Alighieri” di Reggio Calabria abbiamo tenuto un importante convegno che ha visto l’intervento di esperti qualificati. Sull’eccezionalità dei Bronzi di Riace dal punto di vista storico-artistico è intervenuto l’archeologo Claudio Sabbione, mentre sull’importanza che hanno avuto anche per la crescita del Museo reggino ha parlato il docente Giacomo Oliva. Grande interesse ha suscitato la documentazione fotografica di Fulvio Rizzo “I Bronzi escono dal mare di Riace”, ma anche tanta meraviglia per l’eccezionalità dei reperti portati alla luce».

Le statue, spiega l’esperta dell’Archeoclub, sono state datate dagli studiosi al V secolo avanti Cristo, di stile tipico dorico del Peloponneso, prodotte ad Argo. Sembra che si trovassero su una nave che viaggiava dalla Grecia verso la penisola italica. Negli anni gli studi sui Bronzi di Riace sono stati davvero tanti, ma tanti sono anche i misteri attorno a queste grandi statue: dove, quando e da chi furono veramente realizzate, cosa rappresentassero e quanti fossero, come e perché finirono nelle acque di Riace. Misteri che alimentano ancora fortemente, dopo 50 anni, il mito e l’ammirazione per i Bronzi.

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Stefania Basile
Stefania Basile
Sono nata nel 1977 all'estremità meridionale della Calabria tirrenica, nella città di Palmi, che si affaccia sullo stretto di Messina e sulle splendide isole Eolie. Amo le mie origini e Roma, la città dove vivo per motivi professionali. Come diceva la grande Mia Martini: «il carattere dei calabresi a me piace moltissimo. Possiamo sembrare testardi, un po' duri, troppo decisi. In realtà siamo delle rocce, abbiamo una grande voglia di lavorare e di vivere. Io non sono di origine, io sono proprio calabrese!».
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