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Il “made in Italy” che resiste

I vent'anni delle cravatte di Damiano Presta: artigianato rigorosamente made in Italy, senza delocalizzazioni né macchinari industriali

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Vent’anni di passione per l’eleganza, per l’artigianato, per il made in Italy e per il territorio. Damiano Presta e la sua sartoria artigiana sono un esempio dell’imprenditoria italiana che non si arrende neanche nel periodo della pandemia, ma anzi celebra quattro lustri di eccellenza. Un esempio dell’Italia che resiste e che fa sperare nel futuro di un Paese sempre in pista con la punta di diamante della sua presenza sui mercati internazionali: l’artigianato.

L’Italia di questi giorni è fatta anche di questo: il prestigioso marchio, che ha aperto una nuova boutique in via Cola di Rienzo 203 a Roma, in un periodo come l’attuale festeggia un traguardo importante; vent’anni di lavoro rigorosamente made in Italy che resiste, senza delocalizzazioni né macchinari industriali ma che, ancora oggi come un tempo, è basato sulla sapienza dei maestri artigiani calabresi. È a Torano Castello, cittadina di quasi 5mila abitanti in provincia di Cosenza, che batte il cuore della produzione delle cravatte Damiano Presta, che prendono settimanalmente la via della Capitale e, attraverso l’affezionata clientela, raggiungono ogni parte del mondo.

Nel corso di questi venti anni, le cravatte calabresi hanno contribuito anche all’eleganza dei leader: da Berlusconi a Bush senior, per arrivare anche nell’altra metà del globo fino a Putin. E nella storia dell’azienda anche un altro segno originale: una cravatta in edizione limitata per i 150 anni dell’unità d’Italia, realizzata nel 2011, ovviamente limitata in soli 150 esemplari, come gli anni dell’unità. Il segreto? L’originalità e l’artigianato: le armi che, quando l’Italia può metterle in campo, non hanno rivali.

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«È cominciato tutto – spiega Damiano Presta – da una scommessa con me stesso. Per anni, dopo aver iniziato a lavorare come rappresentante di commercio, le cravatte che la mia famiglia produceva praticamente in casa, nella nostra azienda in Calabria, le ho viste finire marchiate con griffe prestigiose e finire sugli scaffali insieme alla produzione industriale. Ma per produrre industrialmente una cravatta basta che un operatore metta in moto una macchina per realizzare anche 300 pezzi all’ora. Invece noi nell’azienda a Torano abbiamo quattro artigiani che, nelle otto ore di una giornata lavorativa, ne producono a mano tra le 45 e le 50. Possiamo metterle tutte sullo stesso piano?».

L’orgoglio e il carattere calabrese hanno fatto il resto e Damiano Presta è diventato un marchio autonomo. Una sfida, come detto, che ha portato alla creazione di un capolavoro unico dell’artigianato: la cravatta settepieghe. «Una cravatta – spiega orgoglioso Presta – che nessun marchio che va per la maggiore può imitare. Per un semplice motivo: le macchine che producono in massa le cravatte riconoscono automaticamente un processo produttivo che prevede solo tre pieghe. Per fare la settepieghe, devi farla necessariamente a mano».

La produzione comporta quindi un consumo di seta maggiore: per fare una settepieghe occorrono 80 centimetri di stoffa, una quantità doppia rispetto a quella industrialmente utilizzata per produrre un solo pezzo. «L’acquirente dovrebbe sapere bene il valore di ciò che sta acquistando», sottolinea Presta.

Per il ventennale dell’attività, l’azienda presenta con un video una sua recente produzione, la cravatta oroborus, e propone sul suo sito internet un’edizione speciale della propria unica settepieghe. A cui si aggiunge un’altra prestigiosa produzione: «Una cravatta cinquepieghe, che si colloca in uno spazio di mercato fra la nostra settepieghe e le cravatte classiche. Sempre realizzata artigianalmente, perché più di tre pieghe le macchine non le fanno, ma noi artigiani calabresi sì».

Ma siccome Damiano Presta non si accontenta, è già pronta una nuova sfida: «Produrre anche noi una cravatta tre pieghe, per offrire ai nostri clienti un prodotto che si avvicini a quelli che abitualmente tutti usano, ma che abbia il nostro livello di qualità». L’Italia, oggi, riparte da qui: da ciò che l’arte e la passione sono in grado di rendere realtà.

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Stefania Basile
Stefania Basile
Sono nata nel 1977 all'estremità meridionale della Calabria tirrenica, nella città di Palmi, che si affaccia sullo stretto di Messina e sulle splendide isole Eolie. Amo le mie origini e Roma, la città dove vivo per motivi professionali. Come diceva la grande Mia Martini: «il carattere dei calabresi a me piace moltissimo. Possiamo sembrare testardi, un po' duri, troppo decisi. In realtà siamo delle rocce, abbiamo una grande voglia di lavorare e di vivere. Io non sono di origine, io sono proprio calabrese!».
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