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Gegè Telesforo e il suo “jazz a impatto zero” al Parco dei Quintili

A Roma, in occasione delle Giornate europee del patrimonio, dedicate quest’anno al patrimonio sostenibile, concerto prevalentemente acustico

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L’Unplugged Roma Festival, la “tre giorni di musica a impatto zero” che dal 23 al 25 settembre si è svolta al Parco Archeologico di Villa Quintili, a Roma, ha scelto il jazzista italiano Gegè Telesforo per animare la serata di sabato 24. Un concerto entusiasmante e apprezzatissimo dal pubblico, accorso in quest’area di 4.500 ettari per celebrarla, insieme alla musica, in occasione delle Giornate europee del patrimonio, dedicate quest’anno al patrimonio sostenibile. Un concerto prevalentemente acustico, l’amplificazione e l’illuminazione limitate all’indispensabile, per ridurre l’impatto ambientale. Poi ospiti sul palco, ad animare una serata ventosa ma carica d’emozioni.

Ad aprire il concerto del musicista, cantante e conduttore radio-televisivo noto per le sue collaborazioni artistiche con Renzo Arbore, è  stata la P-Funking Band, realtà italiana di musica jazz e contaminata messasi in luce durante il concerto del Primo maggio nel 2012, per aver reinterpretato, in una forma originalissima, la sigla del Tg1. Infine, per contare tra le sue fila Andrea Giuffredi, in passato già prima tromba solista, anche nell’orchestra di Ennio Morricone.

Il live è proseguito accogliendo sul palco il protagonista della serata che, insieme ai suoi musicisti, ha eseguito due brani: Freedoom Jazz Dance, una composizione molto nota di Eddie Harris, sassofonista e pianista di Chicago morto nel 1996, e Available for Wedding, brano di Gegè Telesforo contenuto nel disco da poco pubblicato, dal titolo Impossible Tour Live, scelto circa due anni fa, in piena pandemia da Covid 19, quando suonare dal vivo sembrava impossibile.

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«Invece, si è tornati a suonare e a valorizzare il patrimonio storico-monumentale nazionale», ha commentato felicemente l’artista, ringraziando gli organizzatori del festival e i musicisti che l’hanno accompagnato nei concerti delle ultime due stagioni: Max Ionata, sassofonista, Luca Bulgarelli e Dario Deidda, bassisti.

La prima edizione del Roma Umplugged Festival è stata organizzata in collaborazione con Regione Lazio, Parco archeologico dell’Appia Antica, Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Zètema Progetto Cultura; realizzata con il patrocinio del Ministero della Cultura, Parco Regionale dell’Appia Antica, Municipio VIII e Italia Nostra. Per questa edizione Gegè Telesforo, nel concerto del 24 settembre, col quale ha terminato la sua tournée, ha suonato con: Michele Santoleri, batterista diplomato in percussioni sinfoniche che spazia dal pop al Rithm and Blues, al Jazz, all’Afrobeat; Pietro Pancella, “figlio d’arte” del pianista jazz Tony Pancella, nonché studente di Religioni comparate all’università.

Una circostanza, quest’ultima, che ha dato a Telesforo la possibilità di scherzare dicendo al bassista: «Poiché studi cose tanto particolari… perché lo fai? Presto succederà che ti vedremo levitare dal palco e tu ci darai, non la tua assoluzione, perché sarebbe troppo, ma l’assoluzione dei peccati, solo l’assoluzione… l’estrema unzione sarebbe meglio di no…». E poi Christian Mascetta, chitarrista e amico  di Telesforo che, oltre a tesserne le lodi artistiche, ha scherzosamente dichiarato: «È stato ospite per tre giorni a casa mia per le prove: voi non potete neanche immaginare quanto mangi quell’uomo che vedete dietro la chitarra!». E infine Domenico Sanna, pianista jazz molto apprezzato in Italia e storico collaboratore di Gegè Telesforo.

Nell’atmosfera festosa e simpatica, a rendersi protagoniste sono state la scenografia meravigliosa degli antichi monumenti romani, illuminati da luci colorate, e la musica di qualità realizzata da questi valenti professionisti della scena internazionale.

Ad affiancarlo nel canto, scat e improvvisato, Gegè Telesforo ha chiamato la compositrice, arrangiatrice, direttrice d’orchestra Daniela Spalletta, voce davvero versatile, maestra nello sperimentalismo vocale e capace di passare attraverso diversi range vocali: dagli acuti cristallini da soprano ai suoni di gola e di pancia del canto etnico. I due duettano per quasi tutto il concerto, finché Telesforo non lascia il palco a lei che canta “Zahara”, una romantica, melodica, canzone jazz col testo in dialetto siciliano di cui Daniela Spalletta è autrice.

Tornato sul palco, seduto alle sue percussioni, il musicista foggiano ha voluto omaggiare un altro dei suoi collaboratori: Dario Deidda,  attualmente considerato uno dei migliori bassisti italiani, eseguendo una sua composizione, Chorinho Amalfitano: una suite che mescola sonorità sudamericane e mediterranee.

Il concerto è proseguito a tutto jazz e all’insegna della poliritmia: sul palco c’è stato spazio per la bossa nova e per la musica indiana, con un ospite eccezionale che è stato Trilok Gurtu, percussionista di fama mondiale che, in Italia, ha suonato anche con Pino Daniele e Ivano Fossati. Con Gurtu, Gegè Telesforo ha aperto un altro simpatico siparietto, prima, per suonare con lui e cantare con Daniela Spalletta un brano improvvisato sulle sonorità indiane, poi, per dichiararsi non un cultore di musica afro-americana, bensì un esponente della musica “Afro-meridionale”. Trilok Gurtu ha colto la battuta al volo rispondendo prontamente: «Io vengo da Bombay, ma Pompei è uguale!», convincendosi, da indiano, a suonare “qualcosa di africano”: ritmi e tamburi, battito di mani che coinvolge anche il pubblico che balla sulle note di un gustoso afro-beat.

Sul palco con Gegè  sono saliti anche i fratelli Matteo e Giovanni Cutello: un duo composto da tromba e sax. In chiusura del concerto si è esibito anche Ainé, ovvero, Arnaldo Santoro: l’omonimo nonno è stato l’autore televisivo di Indietro tutta e di altre trasmissioni della Rai. Ma, visto che questo giovane polistrumentista di Foggia, cantante ed esponente del soul, del neo soul e dello r&b in Italia, è anche suo nipote, Gegè Telesforo ne ha approfittato per giustificarsi col pubblico dichiarando scherzosamente: «Per noi la musica è una malattia di famiglia!». E ha ricordato che, dal 10 ottobre prossimo, Rai Uno trasmetterà Appresso alla musica, trasmissione condotta da Renzo Arbore e Gegè Telesforo che ripercorrerà la storia di D.O.C., programma musicale andato in onda dal 1987 al 1989, che ha visto la partecipazione di musicisti di fama internazionale, permettendo a molti italiani d’apprezzare il blues e il jazz, dando spazio a centinaia di cantautori e interpreti nazionali, facendoli esibire dal vivo, dando spazio a musica di ogni genere, come la Rai, probabilmente, non ha più saputo replicare.

Così è stato anche il concerto del 24 settembre al Parco archeologico dei Quintili: la proposta di musica di qualità, ricca, vivace, coinvolgente ed emozionante, quanto le bellezze architettoniche illuminate sotto un bellissimo cielo di Roma.

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Giuseppina Brandonisio
Giuseppina Brandonisiohttps://musicheculture.altervista.org/
Giornalista pubblicista, conduttrice radiofonica, addetta agli uffici stampa, consulente per la comunicazione, saggista, nasco a Bari, ma lascio la mia città natale e la professione di maestra per trasferirmi a Roma. Studio all’Accademia del giornalismo musicale, mi laureo in Scienze della Comunicazione, conseguo la Laurea Magistrale in Editoria e Giornalismo, con lode. Da allora, mi divido tra il lavoro di cronista, direttore o vicedirettore responsabile di testate on line, caporedattrice, conduttrice di giornali radio, e la conduzione di trasmissioni musicali, di cui sono anche autrice. Apro e curo pagine “social” e lavoro per diverse testate, locali e nazionali, generaliste o musicali. Nel 2001 fondo anche un mio blog, Musiche & Culture. Esordisco giocando, nel giornalino della scuola elementare, e sogno il mio futuro professionale ascoltando la radio ma… per la cronaca, mi impegno a diventar concreta, attenta e scrupolosa.

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