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I fedelissimi custodi del Papa visti dietro le quinte

In occasione della preparazione del giuramento delle nuove Guardie Svizzere, il racconto di aspetti inediti. E di alcuni “segreti” del Papa

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Dans les coulisses (“dietro le quinte”): per la prima volta in assoluto, siamo entrati all’interno della caserma della Guardia svizzera pontificia ad assistere alle esercitazioni in vista del giuramento, regolarmente avvenuto qualche giorno fa. Il backstage è stato davvero memorabile. La solenne cerimonia di quest’anno ha visto ben 23 guardie della Guardia svizzera pontificia entrare ufficialmente nel Corpo. Ha avuto luogo, secondo la tradizione, il 6 maggio alle 17 nel cortile di San Damaso del Palazzo apostolico in Vaticano.

Ogni anno, le nuove guardie prestano giuramento in occasione dell’anniversario del sacco di Roma, dove 189 Guardie svizzere difesero Papa Clemente VII contro l’esercito di Carlo V. Questo racconta la storia, e questo si continua a tramandare orgogliosamente ai posteri.

La selezione per entrare nel Corpo è severa e rigorosa. Le principali condizioni: bisogna essere cittadini svizzeri, in salute, essere alti almeno 1 metro e 74 centimetri, celibi nel momento dell’ingresso nel Corpo, con una età tra i 19 ed i 30 anni (e non ci si può sposare per altri 5 anni), aver svolto il servizio militare obbligatorio (in Svizzera lo è). Essere, ovviamente, cattolici ed avere un’ottima reputazione con credenziali irreprensibili. Dicono sia per motivi logistici e di spazio che attualmente nella Guardia svizzera non ci possano essere donne (la decisione di una apertura futura al mondo femminile spetta comunque al Santo Padre).

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Il Corpo è composto al massimo da 135 Guardie svizzere; attualmente ce ne sono 124. Due mesi di selezione, uno in Vaticano ed uno in Svizzera (dove si svolge la parte più prettamente di tattica militare), e poi 24 mesi di servizio, dopo i quali si può lasciare o prolungare. Spesso chi lascia entra nella polizia o nell’esercito svizzeri; un quarto circa ritorna al lavoro precedente; in genere uno l’anno sente la chiamata del Signore e diventa prete). Gli anni di servizio (massimo) sono 25. Tutte le guardie parlano italiano, perché è previsto all’inizio un corso intensivo di più ore al giorno. Viene dato un appartamento per vivere ed uno stipendio di circa 1.500 euro al mese.

Le Guardie svizzere sono dei militari, non fanno voto di celibato nel momento in cui non sono ancora sposati, ma hanno doveri da buoni cristiani come andare in Chiesa la domenica, per esempio. O fare dei ritiri spirituali. Sono l’unico Corpo e l’unica istituzione in Vaticano dove non si possono fare i cambi tra vari uffici: Guardia svizzera un giorno, Guardia svizzera sempre.

La suggestiva cerimonia del 6 maggio è avvenuta alla presenza del rappresentante del Santo Padre, Sua Eccellenza Mons. Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato. Le guardie hanno giurato in questo appuntamento solenne «con coraggio e fedeltà»,  anche a rischio della propria vita.

La Guardia svizzera pontificia è l’esercito più vecchio del mondo, fondato da Papa Giulio II il 22 gennaio 1506. È responsabile della protezione del Papa e della sua residenza. Guidato dal colonnello Christoph Graf, ha il compito di controllare gli accessi al Vaticano e al Palazzo apostolico, di garantire l’ordine e la rappresentanza durante le cerimonie papali e i ricevimenti di Stato e di proteggere il Collegio cardinalizio durante la sede vacante. Le Guardie svizzere sanno pertanto maneggiare le armi e fanno addestramenti anche in tal senso.

Mai prima d’ora si erano aperte le porte ai giornalisti per attività propedeutiche al giorno del famoso giuramento e siamo fieri di aver potuto assistere lo scorso 28 aprile ad un appuntamento straordinario, invitati come corrispondente della testata “La voce degli italiani in Francia”.

Abbiamo appreso dal portavoce della Corpo, il vice caporale Eliah Cinotti (25 anni di età, nella Guardia svizzera dal 2019, portavoce della Guardia svizzera da quest’anno, con ben quattro lingue parlate), che la cerimonia di maggio, per lo più invariata da almeno cento anni, si sarebbe svolta in un clima di festa e che le guardie avrebbero indossato la “Gran Gala”, l’uniforme di gala comprensiva di armatura, che viene indossata per la benedizione papale “Urbi et Orbi”, a Natale e Pasqua.

La delegazione dei giornalisti ha potuto assistere al momento della vestizione dentro l’Armeria. È stato un grande privilegio respirare direttamente l’atmosfera di cura con cui la vestizione avviene ed abbiamo scattato qualche immagine a corredo di una testimonianza fedele.

Il 6 maggio non abbiamo assistito con i nostri occhi, ma hanno presenziato una delegazione della Confederazione svizzera, guidata dalla vicepresidente della Confederazione Viola Amherd con il presidente del Consiglio nazionale Martin Candinas e la presidente del Consiglio degli Stati Brigitte Häberli-Koller. Hanno assistito dal vivo anche il comandante dell’esercito svizzero, Thomas Süssli, il presidente della Conferenza episcopale svizzera Sua Eccellenza Mons. Felix Gmür, vescovo di Basilea. La delegazione del Cantone ospitante di quest’anno, Argovia, è stata presieduta dal Consiglio di Stato e guidata dal Landammann Jean-Pierre Gallati.

Uno degli alabardieri incontrati nella nostra visita giornalistica alla caserma, tra i protagonisti del giuramento di quest’anno, ci ha rilasciato dichiarazioni in esclusiva alla vigilia dell’appuntamento che lo avrebbe visto tra i protagonisti. Si chiama Danilo, 22 anni, e viene da Glarona.

«Mi sono detto: lo faccio adesso o non lo faccio più. C’era un collega di mio padre che aveva il figlio nel Corpo della Guardia svizzera. Sono venuto a vedere personalmente, soggiornando qui per una settimana, ed ho deciso di intraprendere questa strada. La vita militare mi piace e dentro il Vaticano esiste un bel clima. I nostri turni possono andare dalle sei ore al giorno a turni più lunghi, di undici o dodici ore. Tutto dipende dalla pianificazione».

Tante le nostre curiosità a cui Danilo ha risposto, con gentilezza e senza alcuna reticenza.

«In caserma siamo una famiglia ed andiamo d’accordo. Forse prolungherò un altro anno, ma può darsi anche che me ne tornerò a casa dopo i primi ventiquattro mesi. Rifletterò in questo periodo. In Svizzera, a Glarona, lavoravo nel campo della logistica. Qui sto imparando a lavorare in quello della sicurezza, che sicuramente mi interessa molto».

Su che tipo di sensazioni ed emozioni lo separassero dal giorno del suo giuramento, Danilo ci ha confidato: «È una bella domanda. Sono nervoso e quel giorno lo sarò ancora di più, di fronte a quasi tremila persone presenti. Non è stato facile lasciare la famiglia per venire qui e vivere da solo. I miei genitori e mia sorella sono stati in ogni caso felici quando ho deciso di farlo. Saranno presenti il 6 maggio a vedermi».

A conclusione, Danilo si è detto orgoglioso di entrare a far parte di questa tradizione che apparteneva alla storia. E che per le Guardie svizzere poter vedere il Santo Padre, con cui esiste un rapporto privilegiato, rappresenta un grande onore.

«Papa Francesco ci fa anche delle battute. Dopo un turno di notte, la prima volta che l’ho incontrato e salutato, chiedendo come stesse, mi ha risposto di essersi riposato e mi ha a sua volta chiesto se avessi dormito bene. Abbiamo sorriso insieme. Ci regala sempre libri. Ed ama il cioccolato al latte».

Il Corpo comprende guardie provenienti da tutte le regioni linguistiche della Svizzera. La maggior parte dei membri del Corpo proviene dal Cantone di Friburgo (14), seguito dai Cantoni di Lucerna (14) e San Gallo (13).

Per concludere: se avete mai avuto curiosità se il Santo Padre abbia il cellulare, noi siamo riusciti a saperlo: non ce l’ha. Viva la tradizione!

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Lisa Bernardini
Lisa Bernardinihttps://lisabernardini.it/
Toscana di nascita ma romana d’adozione; nasce nel 1970. Giornalista pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Presidente dell’Associazione Culturale “Occhio dell’Arte APS”, direttore artistico. Si occupa di organizzazione eventi, informazione, pubbliche relazioni e comunicazione. Segue professionalmente per lo più personaggi legati alla cultura, all'arte  e alla musica. Fine Art Photography. 
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