Unire le forze, superando le divisioni religiose e culturali, per tutelare i più deboli e costruire un futuro di speranza. È il messaggio venuto da Nettuno, dove sabato si è tenuto il confronto sulle condizioni di lavoro nell’Agro Pontino e sulla piaga del caporalato. Un’iniziativa alla quale hanno preso parte alcune centinaia di cittadini, per ascoltare il dibattito che ha visto protagonisti il vescovo della Diocesi di Albano, Vincenzo Viva, il sociologo Marco Omizzolo ed esponenti della comunità Sikh.
La serata, in piazza Guglielmo Marconi nella città del litorale in provincia di Roma, si è tenuta in memoria di Satnam Singh, il bracciante indiano morto nello scorso mese di giugno dopo essere stato abbandonato, gravemente ferito in conseguenza di un incidente sul lavoro, di fronte alla soglia di casa. Ne sono venuti fuori un quadro impietoso delle gravi condizioni in cui versa il lavoro dei braccianti nell’Agro Pontino e una forte denuncia della piaga del caporalato.
Ma anche una proposta: insieme se ne può uscire. «Solo uniti possiamo dare risposte più concrete a chi soffre», ha affermato il vescovo.
L’iniziativa della serata è stata promossa dalla Diocesi di Albano, in collaborazione con la Banca di Credito Cooperativo di Nettuno e diverse realtà locali. Ad accompagnare il dibattito, la musica della band femminile polistrumentista “Le note criminali”.
L’appuntamento ha avuto un successo superiore alle aspettative. «Gli organizzatori, pur aspettandosi una buona partecipazione, sono rimasti piacevolmente sorpresi dalla vastità della folla che si è radunata», ha commentato Francesco Elviretti, presidente della sezione di Nettuno dell’Associazione nazionale della Polizia di Stato (Anps), i cui volontari hanno contribuito alla gestione dell’organizzazione e della sicurezza della serata. «Il vostro impegno è stato importante per la buona riuscita dell’evento», ha detto loro Elviretti.