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L’atletica italiana alle Olimpiadi di Parigi: un mezzo sorriso

Un argento e due bronzi. Solo 10 anni fa la spedizione sarebbe stata giudicata decisamente positiva. Ma sono arrivate anche cocenti delusioni

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Conclusi i Giochi Olimpici parigini, è tempo di tirare le somme per il movimento sportivo azzurro, con un focus particolare sull’atletica leggera. Le soddisfazioni ci sono state e l’Italia ha conquistato una medaglia d’argento e due bronzi. Solo dieci anni fa, la spedizione sarebbe stata giudicata decisamente positiva.

Ma dopo i 5 ori delle Olimpiadi di Tokyo 2021 e gli Europei dominati in casa a giugno di quest’anno, dagli azzurri ci si aspettavano grandissime cose. Magari trascinati erroneamente da un entusiasmo alle stelle, o anche da un’ingenua sopravvalutazione dei nostri atleti. Eccellenti sì, ma costretti a confrontarsi con dei mostri sacri.

Cominciamo con le note più dolci di questi Giochi: la protagonista assoluta si chiama Nadia Battocletti. L’atleta trentina di origine marocchina ha concluso al quarto posto la gara dei 5.000 metri, nonostante avesse accarezzato per qualche ora il bronzo dopo una squalifica, poi rigettata, di una sua collega. Ma il capolavoro lo compie sui 10.000 metri.

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Nel gruppetto di testa per tutta la gara, Nadia ha saputo tirare fuori un finale da campionessa vera, lottando testa a testa per tutto il rettilineo finale contro Beatrice Chebet, detentrice del record del mondo. Una medaglia d’argento meravigliosa per lei che, adesso, rappresenta la miglior realtà italiana dell’atletica leggera.

I due bronzi provengono dai salti maschili. Nel lungo, il giovanissimo Mattia Furlani dimostra perché è lui il futuro della disciplina, conquistando un terzo posto che ha il sapore dell’oro, riportando l’Italia sul podio del salto in lungo 40 anni dopo Giovanni Evangelisti a Los Angeles.

L’ultima medaglia, anche in ordine cronologico, arriva nel salto triplo, grazie al cubano naturalizzato italiano Andy Diaz. Un bronzo che ha un significato profondo, considerando l’infortunio che lo ha tenuto fuori dalle gare per tanto tempo.

Ma ora, passiamo alle note dolenti. Una delle delusioni più grandi di queste Olimpiadi nell’atletica italiana è sicuramente quella di Lorenzo Ndele Simonelli nei 110 ostacoli. Dopo essere stato incoronato campione d’Europa con il pazzesco tempo di 13″05, il romano era pronto a far suo anche l’oro olimpico. Sogno mestamente concluso in semifinale.

Lorenzo, infatti, è nelle primissime posizioni quando sbaglia l’ultimo ostacolo e termina solo quinto col crono di 13″40. Anche sul suo volto, mal si cela la rabbia mista a delusione. Col senno di poi, se si fosse qualificato alla finale e avesse anche solo replicato il tempo degli Europei di Roma, avrebbe conquistato la medaglia d’argento, dietro solo a Grant Holloway. Un vero peccato. Ma il talento c’è ed è potenzialmente smisurato.

Altro passaggio a vuoto è quello del lancio del martello femminile: Sara Fantini si presentava da campionessa d’Europa in carica, ma non è riescita a mantenere le attese, lanciando in finale molto sotto le sue potenzialità. Ultimo posto per lei, quando con la misura di Roma sarebbe stata quinta.

Senza dimenticarci dei problemi che hanno afflitto i due marciatori di punta della spedizione azzurra e campioni olimpici uscenti: Massimo Stano e Antonella Palmisano. Il primo si è ben difeso nonostante degli acciacchi fisici, conquistando un ottimo quarto posto, a tre secondi dall’argento; la seconda, invece, si è dovuta ritirare a causa delle sue precarie condizioni di salute nella prova individuale, e in quella a squadre ha stretto i denti, arrivando al settimo posto proprio insieme a Stano.

Ci si aspettava sicuramente qualcosa di più anche da Catalin Tecuceanu negli 800 metri, magari anche il record italiano che resiste strenuamente dal 1973. Magari anche da Zaynab Dosso che sui 100 metri, quest’anno, si era espressa su livelli decisamente migliori rispetto a quelli mostrati a Parigi. Nulla di più potevano fare Marcell Jacobs, nonostante il suo mostruoso 9″85 in finale, e la staffetta 4×100, ad un passo dall’ennesimo podio olimpico.

Ma la delusione più cocente di queste Olimpiadi proviene dal getto del peso. Il fiorentino Leonardo Fabbri era in odore di medaglia d’oro, dopo aver battuto il record italiano di Alessandro Andrei che resisteva da ben 37 anni: 22,95 metri la misura, tale da far paura anche all’americano Ryan Crouser. Nelle qualificazioni, Leonardo registra la miglior prova. Poi arriva la finale.

Quattro lanci nulli su sei per via di una pedana resa scivolosa dalla pioggia ed una miglior misura a 21,70, nettamente sotto i suoi standard. Solo quinto posto finale. Replicando il lancio del record italiano, sarebbe stato medaglia d’oro. Tanto rammarico.

Ora, l’appuntamento è a Los Angeles. Tra quattro anni.

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Edoardo Sanfilippo
Edoardo Sanfilippo
Laureato magistrale in media, comunicazione digitale e giornalismo. Ricopro il ruolo di media analyst a Data Stampa. Le mie passioni? Lo sport, in particolare le quattro ruote, la politica e la scrittura. Adoro curiosare e sapere di più su tutti gli aspetti della società.
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