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Ayrton Senna e la sua eredità: l’uomo prima della macchina

A 31 anni dalla sua tragica scomparsa ci si interroga ancora sui sentimenti che suscita pur non essendo il più vincente nella storia della F1

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Gli inglesi spesso utilizzano la parola legacy, un vocabolo la cui traduzione in italiano non rende perfettamente il significato più ampio che ha. Nella nostra lingua si può tradurre con eredità, anche se dal campo semantico insufficiente. Soprattutto se poi la parola eredità viene usata per raccontare quello che Ayrton Senna ha fatto per la Formula 1, per lo sport in generale e non solo.

Ogni anno, il primo maggio, anniversario della sua tragica scomparsa per le conseguenze di un incidente avvenuto nel corso del Gran Premio di San Marino del 1994, tantissimi tra giornalisti, ex colleghi, amici veri o fantomatici del brasiliano si riuniscono per cercare parole o aneddoti sempre nuovi, alla ricerca di qualcosa di non sentito o non detto su Senna. Ci si interroga, quindi, sull’eredità di anglosassone accezione che Ayrton ha lasciato a trentuno anni dalla sua scomparsa.

Ecco, molti tendono a utilizzare la retorica della morte della Formula 1 vera e propria proprio in primo maggio ad Imola. Altri, vedono il sacrificio del migliore di tutti come necessario per evitare tante altre morti in uno sport così crudele come quello. Entrambi pensieri legittimi e giusti. Quello che però nessuno riesce ancora a capire e che ancora affascina è perché un pilota che non è stato il più vincente di tutti sia considerato quasi univocamente come il più importante della storia?

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Ayrton Senna da Silva (BRA) McLaren MP4/8 Ford Cosworth 1st position – www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com © Copyright: Photo4 / XPB Images

Questa sembra una domanda senza risposta e probabilmente è giusto che sia così. Per chi è legato davvero alla sua figura e l’ha vissuta non servono tanti giri di parole. Anzi: riaffiorano alla mente ricordi, sapori, esperienze della vita legate ad una sua vittoria, ad un suo sorpasso, ad una sua pole position, in anni in cui il rombo dei motori faceva ancora venire i brividi.

Ma soprattutto si pensa all’uomo Ayrton, a quello che ha rappresentato e continua a rappresentare per tante persone, ben al di là del ruolo della macchina, elemento essenziale per gli sport motoristici, ma dietro al quale c’è il pilota: l’uomo che sa portare alla vittoria una macchina anche quando è palese che sia tecnicamente inferiore a quelle degli avversari. Senna è stato anche questo.

A chi invece non ha avuto la fortuna di vederlo in azione, le sue gesta riecheggiano nella testa come quelle omeriche. Tempi lontani, campioni senza paura, profumo di benzina e auto ancora rudimentali rispetto alle perfette ma fredde macchine attuali. C’è un sentimento che spiega e circoscrive tutte queste emozioni ed è l’anemoia. Da vocabolario: forma di nostalgia che si prova per un periodo, un luogo, un’esperienza o una persona che non si è mai vissuta o conosciuta personalmente. Ed ecco che tutto ciò che ci lega alla figura di Ayrton Senna prende magicamente una forma. Almeno vagamente. Almeno momentaneamente. Ma, come ogni anno, continueremo a ricordarlo allo stesso modo.

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Edoardo Sanfilippo
Edoardo Sanfilippo
Laureato magistrale in media, comunicazione digitale e giornalismo. Ricopro il ruolo di media analyst a Data Stampa. Le mie passioni? Lo sport, in particolare le quattro ruote, la politica e la scrittura. Adoro curiosare e sapere di più su tutti gli aspetti della società.
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