Il Silent Reading annunciato si è svolto come previsto, nell’assolato pomeriggio di domenica 5 ottobre. Centinaia di persone, provenienti anche da altre città italiane, si sono radunate davanti al Casale del Giannotto, nel cuore della Pineta Sacchetti, per una manifestazione silenziosa che ha saputo unire cultura, cittadinanza attiva e partecipazione. Una mobilitazione popolare per chiedere la riapertura della biblioteca Casa del Parco.
Gesti simbolici e concreti
Striscioni, disegni di bambini e poesie affisse al cancello chiuso della biblioteca. Una bandierina della Palestina montata sulla ruota posteriore di una bicicletta per ricordare timidamente un’infinita tragedia.
Seduti a leggere, in silenzio, con un libro in mano: un gesto semplice e potente, con cui la comunità ha voluto riaffermare il valore della cultura e della socialità, della memoria condivisa, dell’amicizia e del rispetto per l’ambiente, perché, per loro, la biblioteca Casa del Parco è parte della loro identità.
Una ferita collettiva

La Biblioteca Casa del Parco, oggi chiusa per motivi strutturali, è da anni un punto di riferimento per gli abitanti del XIII e XIV Municipio. La sua chiusura improvvisa è stata vissuta come una ferita collettiva: «Chiuderla significa privarci della nostra identità e della nostra storia», dicono i residenti.
Dal territorio ai social, la protesta giunge lontano
L’intera manifestazione è stata ripresa dalla web tv dell’Associazione nazionale Onirika, che ha documentato le voci e le emozioni dei cittadini davanti al cancello chiuso del casale. Le riprese sono state effettuate da Lorena Ercolani, voce del quartiere e attivista per la difesa della Casa del Parco. A seguirla, numerosi spettatori, collegati anche dalla Germania.
Una questione di competenze e di responsabilità

La situazione amministrativa è complessa: la Casa del Parco dipende dal Comune di Roma per la messa in sicurezza del tetto e della facciata, dal Ministero della Cultura per il patrimonio storico e bibliografico al suo interno, mentre la gestione del Parco del Pineto è affidata alla Regione Lazio, trattandosi di un’area naturale protetta.
Questo intreccio di competenze ha rallentato gli interventi, lasciando la struttura in uno stato di incuria e abbandono istituzionale che soltanto l’intervento spontaneo dei cittadini ha limitato nel tempo.
Giannini: «I fondi Pnrr non coprono i danni strutturali»

Unico rappresentante istituzionale presente alla manifestazione, Daniele Giannini, consigliere regionale del Lazio per la Lega e responsabile della segreteria dell’assessore alle politiche abitative, case popolari, politiche del mare e Protezione civile. Ha spiegato:
«Nel momento in cui è stata chiusa, sono emersi danni strutturali che richiedevano una puntellatura e un intervento di messa in sicurezza. I fondi del Pnrr erano destinati solo all’efficientamento energetico e non coprivano la parte strutturale. Poiché questi fondi hanno una scadenza e non possono essere reindirizzati, c’era il timore di perderli».
Giannini ha aggiunto: «La cosa spiacevole è che la situazione poteva essere comunicata ai cittadini. Si poteva dire: abbiamo trovato dei danni, stiamo cercando una soluzione. Si poteva avviare una procedura d’urgenza per lo stanziamento di fondi comunali, come avviene per le frane o i terremoti, e con questi intervenire sulla struttura, lavorando in parallelo sull’efficientamento energetico coi soldi del Pnrr. Invece hanno chiuso tutto e trasferito le attività a Palazzo Farsetti di Villa Pamphilj, senza spiegazioni. Nemmeno il personale era stato informato: gli è stato detto soltanto di spostarsi temporaneamente per fare l’inventario».
Alla domanda su cosa si attenda ora, ha precisato: «A dicembre si discute il bilancio. Sarebbe necessario stanziare fondi specifici per la ristrutturazione della Casa del Parco, vista la sua valenza culturale e sociale. La struttura rischia di deteriorarsi ulteriormente, insieme all’intera area circostante».
Il progetto Fai per il sentiero verso San Pietro
Durante la manifestazione è stato ricordato anche il progetto presentato al FAI (Fondo per l’ambiente italiano) dal Comitato Aurelio per l’ambiente, volto a valorizzare la Pineta Sacchetti, già votata come luogo del cuore nel censimento dello scorso anno. Il progetto prevede la creazione di un sentiero naturalistico e panoramico verso la cupola di San Pietro, accessibile anche a persone con mobilità ridotta e famiglie con bambini.
Un sentiero tracciabile da Nino Trapani alle generazioni future
Sostenuto da Roma Natura, il progetto è stato accolto positivamente per la sua valenza ambientale e sociale. Se approvato a dicembre, permetterà lo stanziamento dei fondi necessari all’avvio dei lavori nel novembre 2026.
Il sentiero sarà dedicato alla memoria di Nino Trapani, attivista di Cittadinanza Attiva, che aveva sognato il parco come eredità per le generazioni future.
Le scuole in prima linea

Letizia Camerino, vice preside dell’Istituto Comprensivo Capozzi, ha ricordato il ruolo fondamentale che la biblioteca ha avuto per le scuole del quartiere: «Grazie alla Casa del Parco, per anni abbiamo realizzato progetti preziosi. I bambini di prima elementare avevano una tessera personale, venivano coinvolti in letture animate, laboratori teatrali, feste di primavera e serate di lettura. Era un luogo dove vivere la scuola fuori dalla scuola. Perdere questo spazio è come perdere una parte della nostra comunità».
Un bambino, in un disegno esposto durante la manifestazione, ha scritto: «Una biblioteca è una casa della Repubblica». Parole che hanno commosso tutti i presenti. I bambini delle scuole territoriali (la “Celestina Donati”, la “Rosmini”, la “Baldi” e quella delle Suore Calenziane, tra le altre) hanno realizzato piccole lanterne di vetro da portare con sé per simboleggiare che un libro accende la mente.
Giorgio Gibertini, dell’associazione Il Centuplo, ha aggiunto: «Siamo qui anche rinunciando a vedere la partita, perché è doloroso vedere una biblioteca chiusa. I libri dentro al Casale del Giannotto dormono e aspettano di essere risvegliati».
Camerino, anche come madre, ha ricordato: «I miei figli e molti universitari frequentavano la biblioteca per studiare. Ora si trovano senza un luogo dove andare, perché molte altre biblioteche romane chiudono presto. Dopo Valle Aurelia e Cornelia, ora anche questa: è un segnale preoccupante».
La poesia come voce civile

A dare voce alla parte più intima della protesta è stata la poetessa e attivista Francesca Boccanera, che con i suoi versi ha ribadito l’importanza di riaprire la biblioteca, custodire il parco e prendersi cura dei pini della Pineta Sacchetti. Le sue rime, intense e spontanee, hanno trasformato la piazza in un coro di parole condivise, restituendo alla manifestazione un tono civile e poetico insieme.
I comitati: «Serve chiarezza sui fondi»
Il Comitato Cittadino dell’Aurelio ha chiesto trasparenza e un piano d’intervento concreto: «Serve prima mettere in sicurezza l’edificio, poi pensare all’efficientamento energetico. Continueremo a fare pressione perché la Casa del Parco torni a vivere. Intanto cerchiamo spazi alternativi nelle scuole o nei centri anziani per mantenere vive le attività di lettura e formazione».
Un presidio di cultura e memoria
Tra i partecipanti anche l’associazione Ricamo del Cuore, che ha ricordato come la biblioteca custodisse un telaio antico, simbolo d’intreccio tra tradizione, cultura e incontro.
Da fuori Roma è arrivato Raffaele Tarantino, presidente dell’Associazione italiana biblioteche Calabria: «Chiudere il cancello di una biblioteca significa chiudere la cultura. Abbassare i livelli di lettura cancella la memoria».
Annunciate iniziative mensili per tenere viva l’attenzione
Gli abitanti, intanto, hanno deciso di ritrovarsi ogni mese davanti al cancello chiuso, fino all’avvio dei lavori. Temono che l’abbandono possa aggravare i danni strutturali e spianare la strada alla vendita del bene a privati.
Rilevati beni esposti al degrado atmosferico irrecuperabili

Letizia Camerino ha fatto notare che nel cortile antistante la Biblioteca Casa del Parco giacciono arredi pubblici abbandonati alle intemperie: «Arredi pagati con i nostri soldi», denuncia. Beni che non possono essere spostati perché situati al di là del cancello chiuso con lucchetto e catene.
La docente, che è anche madre, ribadisce fermamente: «Non è accettabile che studenti e lettori debbano percorrere chilometri per raggiungere la biblioteca più vicina, a Villa Pamphilj, difficilmente accessibile e senza marciapiedi. I miei figli frequentano l’università, ma hanno chiuso anche le biblioteche di Cornelia e di Valle Aurelia, dunque non sanno più dove andare a studiare».
Il volontariato come soluzione alla privazione dei servizi

Un’insegnante in pensione ha infine ricordato il BiblioBus, il servizio itinerante che portava i libri nelle case dei bambini di Torrevecchia o di altri quartieri lontani dalla Casa del Parco. A ideare questo servizio di “libri a domicilio” fu la creatività di maestri e professori: «La cittadinanza raccolse il denaro necessario all’acquisto del BiblioBus, ma dall’amministrazione comunale non arrivò alcun aiuto, nemmeno per pagare la benzina. I libri partivano dalla biblioteca e giungevano anche nelle scuole più lontane, quando le strade qui intorno erano ancora poco asfaltate. Un’idea semplice che oggi suona come una lezione di civiltà, di fronte a un’amministrazione sorda che addirittura chiude la biblioteca».
Una comunità che resiste
«Nessuno di noi possiede questo posto, ma ognuno di noi lo deve custodire» hanno detto i giovani durante il Silent Reading. Parole che racchiudono il senso più profondo di una comunità che, tra burocrazia e speranza, continua a difendere la propria Casa della Cultura.









