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Referendum e democrazia: come e per cosa si vota domenica 8 e lunedì 9

Quesiti, fac-simile delle schede, modalità e orari di voto. L'appello all'astensione e la violazione della segretezza. Le votazioni “storiche”

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Domenica 8 e lunedì 9 si vota per cinque referendum abrogativi, proposti dal Comitato promotore per i referendum 2025 al fine di abrogare (cioè cancellare) parzialmente o totalmente delle norme in vigore. Ogni quesito referendario sarà riportato su una scheda elettorale di colore diverso. Gli elettori possono scegliere tra SÌ (per abrogare la norma) o NO (per mantenerla). In fondo a questo articolo riportiamo i fac-simile delle schede elettorali con alcune brevi informazioni sul significato del voto e alcune spiegazioni tecniche sulle modalità di votazione.

In questi giorni si è discusso pubblicamente poco dei temi sui quali elettori ed elettrici saranno chiamati ad esprimersi e molto, invece, sulla liceità o meno degli appelli, alcuni dei quali provenienti anche da cariche istituzionali dello Stato, al non voto. i referendum, infatti, non saranno validi se non andrà a votare almeno la metà più uno degli aventi diritto al voto.

Uno strumento, quello dell’appello al non voto (che dovrebbe essere però una scelta lasciata all’intima convinzione del singolo), usato ormai da tempo dalle forze politiche e sociali che si oppongono ai quesiti referendari, invece dell’invito a votare “No”, approfittando così della “perdita di abitudine” al voto degli italiani per partire avvantaggiati grazie alla sempre più ampia percentuale di coloro che non votano più neanche alle politiche e alle amministrative.

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L’appello al non voto, però, diventa così uno strumento che tende a rendere più facilmente inefficace l’unico strumento decisionale di democrazia diretta che la Costituzione affida al corpo elettorale in materia legislativa. Con buona pace di tutti gli annunci che spesso le forze politiche fanno per darsi un’immagine, invece, di corpi intermedi in grado di ascoltare il diretto volere dei cittadini appellandosi ad altri strumenti (social, primarie, petizioni…) che si prestano più facilmente a interferenze per la mancanza dei controlli tipici di ogni votazione “istituzionale”.

Molto ci sarebbe da dire sui perché dell’abitudine sempre più alta a non votare, a cominciare dal venire meno della partecipazione politica, della motivazione dei forti ideali sociali propri dei partiti di massa della cosiddetta Prima Repubblica, dell’abolizione del voto di preferenza alle elezioni politiche, dell’eccessiva personalizzazione dei partiti intorno al leader, del sempre più ridotto spazio per l’autonoma determinazione di chi non si “allinea” al leader. Una serie di motivazioni che vivono dalla complice indifferenza un po’ di tutte le forze politiche: meno elettori al voto equivalgono a meno “teste pensanti” da convincere e con cui confrontarsi.

Per quanto riguarda, nel contesto dei referendum, l’uso dell’appello al non voto come elemento strumentale per aggiungere ai contrari gli indifferenti, c’è da dire che non è affatto uno strumento politicamente legittimo, soprattutto da parte delle cariche istituzionali dello Stato, perché contrasta apertamente con il principio costituzionale della segretezza del voto: invitare a non votare per dire “No” equivale a rendere palese la propria opinione contraria, così come si rende palesemente probabile la volontà di votare “Sì” da parte di coloro che vanno alle urne: si rischia di smantellare così (dopo l’abolizione della scelta dei candidati alle politiche) un principio cardine della democrazia qual è la segretezza di ogni voto.

È per questo che da più parti si sostiene la tesi del dover raddoppiare il numero delle firme necessarie per chiedere un referendum (da 500mila a un milione) per far sì che la promozione della consultazione sia più ponderata, però con il contraltare del contemporaneo dimezzamento al 25% del quorum di votanti necessario per rendere valida la consultazione.

Anche su temi molto dirimenti come il divorzio e l’aborto, in altri tempi e in altre epoche della politica italiana nessuno del sostenitori del “No” ha ritenuto legittimo appellarsi al non voto, bensì si è prodigato per spiegare agli elettori le ragioni della propria opposizione al quesito referendario chiedendo di andare a votare “No”, garantendo la segretezza del voto.

Il referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio, la cosiddetta legge Fortuna-Baslini, il 12 e 13 maggio 1974 ha visto una partecipazione molto elevata, con oltre l’87% degli aventi diritto che si è recato alle urne. Il risultato finale ha visto prevalere il “no” con il 59,3% dei voti, confermando la validità della legge sul divorzio.

Il 17 maggio 1981 due referendum, di contenuti opposti, chiamarono gli elettori ad esprimersi sull’abolizione di alcune norme della legge che aveva legalizzato l’aborto. Il primo chiedeva l’abrogazione di tutti i procedimenti, gli adempimenti e i controlli, di tipo amministrativo o anche giurisdizionale, riferiti all’interruzione volontaria della gravidanza, come pure tutte le sanzioni. Il secondo proponeva, in senso esattamente opposto rispetto al primo, l’abrogazione di ogni circostanza giustificativa ed ogni modalità dell’interruzione volontaria della gravidanza.

Il primo referendum vide la partecipazione al voto del 79,41% degli aventi diritto, sancendo la vittoria del “No” all’abrogazione delle norme con l’88,42% dei voti validi. Il secondo referendum portò alle urne il 79,43% degli elettori; anche in questo caso prevalsero i “No” con il 68% dei voti.

Altri tempi, altra partecipazione, altre abitudini al confronto con gli elettori da parte delle forze politiche.

Il primo quesito del referendum sul Jobs Act riguarda i licenziamenti illegittimi. Si propone di abrogare uno dei decreti del Jobs act che riguarda il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Se passasse il sì, verrebbe ripristinata la possibilità di reintegrare il lavoratore nel suo posto di lavoro, in tutti i casi di licenziamento illegittimo.


Il secondo quesito del referendum sul lavoro riguarda l’indennità per i licenziamenti nelle piccole imprese: si punta a eliminare il tetto massimo all’indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 15 dipendenti, consentendo al giudice di determinare l’importo senza limiti predefiniti.


Il terzo quesito del referendum sul Jobs Act concerne i contratti a termine, con la proposta di abrogare alcune norme contenute nel Decreto Legislativo 15 giugno 2015 n. 81, che regolano la possibilità di instaurare contratti a tempo determinato e le condizioni per le proroghe e i rinnovi.


Il quarto quesito sul lavoro riguarda gli appalti, con la proposta di abrogare la norma che esclude la responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore, per gli infortuni sul lavoro derivanti da rischi specifici dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici. In pratica, si va ad aumentare la responsabilità dell’imprenditore committente in caso di infortuni sul lavoro o malattie professionali.


Il quinto quesito del referendum dell’8 e 9 giugno 2025 riguarda la cittadinanza italiana per gli stranieri, con la proposta di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia necessario affinché gli extracomunitari maggiorenni possano richiedere la cittadinanza italiana.

Votare al referendum è semplice, ma è importante seguire alcune indicazioni:

  1. Documenti necessari:
    Per votare servono:
    • un documento di identità valido;
    • la tessera elettorale con almeno uno spazio libero per il timbro.
  2. Scheda elettorale:
    Riceverai una scheda per ogni quesito referendario. Ogni scheda contiene:
    • il testo del quesito;
    • le opzioni “SÌ” o “NO” da barrare con una X.
  3. Validità del voto:
    Il voto è valido solo se apposto con la matita copiativa fornita nel seggio. Non usare penne o altri strumenti.

seggi elettorali saranno aperti nei seguenti orari:

  • Domenica 8 giugno: dalle 7:00 alle 23:00
  • Lunedì 9 giugno: dalle 7:00 alle 15:00

Puoi votare in uno solo di questi due giorni, nel tuo seggio di appartenenza, indicato sulla tessera elettorale.

Al termine delle votazioni, inizierà lo spoglio delle schede. Perché un referendum sia valido, è necessario che abbia votato almeno il 50% + 1 degli aventi diritto al voto.

In caso di smarrimento o tessera elettorale piena, puoi richiederne una nuova all’ufficio elettorale del tuo Comune, anche nei giorni stessi del voto.

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Massimo Marciano
Massimo Marcianohttp://www.massimomarciano.it
Fondatore e direttore di Metropoli.online. Giornalista professionista, youtuber, opinionista in talk show televisivi, presidente e docente dell'Università Popolare dei Castelli Romani (Ente accreditato per la formazione professionale continua dei giornalisti), eletto più volte negli anni per rappresentare i colleghi in sindacato, Ordine e Istituto di previdenza dei giornalisti. Romano di nascita (nel 1963), ciociaro di origine, residente da sempre nei Castelli Romani, appassionato viaggiatore per città, borghi, colline, laghi, monti e mari d'Italia, attento osservatore del mondo (e, quando tempo e soldi lo permettono, anche turista). La passione per la scrittura è nata con i temi in classe al liceo e non riesce a distrarmi da questo mondo neanche una donna, tranne mia figlia.
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