Inaugurata la nuova sala d’ascolto protetto “La stanza di Dora” per vittime di violenza di genere e maltrattamenti in famiglia nella sede della Compagnia dei carabinieri di Poggio Mirteto (Rieti). Insieme alla sala, è stata aperta un’area giochi per bambini. Si tratta di un’iniziativa concreta e simbolica che rappresenta un passo fondamentale nel contrasto alla violenza domestica e nella costruzione di spazi sicuri dove le vittime possano sentirsi accolte, ascoltate e tutelate.

La sala è intitolata a Dora Fabbo, prima moglie del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, morta a causa di un infarto nel febbraio del 1978 a 52 anni. Figura discreta e coraggiosa, Dora Fabbo ha vissuto accanto a uno dei protagonisti della lotta al crimine organizzato e al terrorismo in Italia.
Una donna che ha scelto di vivere in silenzio l’impegno quotidiano di essere per trent’anni accanto ad un uomo la cui vita è sempre stata ogni giorno sul filo del rasoio: prima in guerra, poi nella Resistenza, quindi nella lotta alla mafia e al terrorismo. Tensioni che si sono rivelate fatali per il cuore di Dora.
«Con questa intitolazione – è stato detto nel corso della cerimonia – si restituisce simbolicamente a Dora quella protezione che lei ha garantito per tutta la vita al marito e alla sua famiglia. E si offre alle donne di oggi un luogo in cui sentirsi finalmente viste, ascoltate e credute».


A moderare l’evento è stato Marco Franzelli, giornalista ed editorialista del Tg1. Commossi e sentiti i contributi dell’on. Rita dalla Chiesa, figlia di Dora e del generale, che ha ricordato la madre come «una donna dalla forza silenziosa, che ha vissuto il dovere con la stessa intensità del marito, ma lontana dai riflettori». Ha ringraziato l’Arma dei carabinieri per aver intitolato a sua madre Dora un luogo così importante.
Il procuratore della Repubblica di Rieti, Paolo Auriemma, ha sottolineato l’utilità della sala «non solo come strumento investigativo, ma come luogo di ascolto ove si può fare anche prevenzione». Il colonnello Valerio Marra, comandante provinciale dei carabinieri di Rieti, ha ringraziato tutti i promotori del progetto, evidenziando come “La stanza di Dora” rappresenti «un segno tangibile dell’umanità dell’Arma, capace di accogliere, proteggere e accompagnare chi è più fragile in un momento storico in cui questa odiosa tipologia di reato è in sensibile aumento, specie in Sabina».
Fondamentale il contributo del Lions club Farfa Cures e della Fondazione Varrone di Rieti, che hanno finanziato la realizzazione della sala e dell’area giochi. Grande emozione anche per l’intervento d’apertura dell’evento da parte dell’attrice e doppiatrice Domitilla D’Amico, che ha prestato la sua voce per leggere la motivazione dell’intitolazione a Dora Fabbo, suscitando un lungo applauso e momenti di profondo raccoglimento. Numerosi i sindaci della Sabina presenti, insieme a operatori dei centri antiviolenza, rappresentanti delle istituzioni locali e numerosi cittadini, in un clima di forte partecipazione collettiva.

