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“Non una di meno”: «L’8 marzo parliamo anche per chi non ha voce»

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«Ci vogliamo vive e libere. Basta femminicidi. #lottomarzo sciopero». Sulle scalinate di Trinità dei Monti, in piazza di Spagna a Roma, con cartelli, striscioni e un maxi-panuelo fucsia una ventina di attiviste di “Non una di meno” compongono in tre file lo slogan che accompagna il lancio dello sciopero transfemminista dell’8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna.
 
«Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce», urlano le attiviste, con mascherina e panuelo fucsia al collo, alle 12 in punto, in uno dei flash-mob che si sono svolti nella giornata di ieri nelle piazze di tutta Italia, per dare il via al countdown verso il secondo sciopero transfemminista in epoca di Covid-19.
 
A Roma l’appuntamento è per lunedì 8 marzo alle 10,30 per un flash-mob davanti al Ministero dell’economia e delle finanze e, nel pomeriggio alle ore 17, in piazza Esquilino per un sit-in statico, evento centrale della giornata a cui si legherà la mobilitazione studentesca con lo sciopero della didattica.

«Abbiamo deciso di segnare così, riportando al centro la questione dei femminicidi, il conto alla rovescia verso l’8 marzo. In questi ultimi due mesi ci sono stati 15 femminicidi e nelle ultime settimane la situazione si sta facendo veramente allarmante. Questa è l’onda lunga del lockdown, delle misure di contenimento che hanno esasperato la violenza domestica, ma è anche l’indicatore di una violenza strutturale che produce discriminazione, marginalità per le donne. È il momento di cambiare rotta perché non vogliamo tornare alla normalità, che era il problema». Cosi’ all’agenzia di stampa Dire Serena Fredda, attivista di “Non una di meno”, al termine del flash mob organizzato in piazza di Spagna a Roma dal movimento per lanciare lo sciopero transfemminista dell’8 marzo.

«In tutta Italia – spiega Fredda – si svolgono iniziative per far partire il conto alla rovescia verso lo sciopero femminista e transfemminista dell’8 marzo che quest’anno ha un senso ulteriore. Durante la pandemia, abbiamo visto intensificarsi la solitudine e l’isolamento, lo sfruttamento e le discriminazioni verso le donne, ma anche verso le soggettività lgbtq, verso il lavoro migrante, precario e informale. Il prezzo che stiamo pagando è molto alto e siamo sparite dall’agenda politica, se non con misure di empowerment e di conciliazione lavoro-vita. Noi vogliamo la socializzazione della cura – avverte l’attivista -, vogliamo un reddito di autodeterminazione per essere libere dal ricatto della violenza e della precarietà, vogliamo salari degni, vogliamo portare la scuola e la sanità fuori dall’emergenza con investimenti veri, con la fine delle esternalizzazioni e della precarizzazione. Vogliamo, dunque, che il discorso non sia quello di un uomo forte che risolve, ma vogliamo ridefinire il calendario e il piano di ricostruzione a partire dal basso, dalle nostre vite, perché le nostre vite sono essenziali ed essenziale è il nostro sciopero».

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L’8 marzo «ci saranno appuntamenti in tutte le città – ricorda -; ci saranno anche forme di sciopero online della connessione per quanto riguarda lo smart working, oltre a piazze e flash mob durante la giornata e invitiamo anche le scuole a mobilitarsi per un blocco della didattica». Quindi blocco «nelle scuole e in ogni posto di lavoro – conclude Fredda – ma anche nelle case».

(Testo e foto Agenzia DIRE)

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