In molti, tra i meno appassionati di Formula 1 o tra quelli poco attenti, avranno ormai preso erroneamente coscienza che vincere una gara o persino un titolo mondiale senza disporre del mezzo migliore è impossibile. Come se i miracoli sportivi o il fattore umano fossero proprietà esclusiva di altri sport, quali calcio, tennis e, in maniera minore, anche del motociclismo.
Allora come ha fatto Max Verstappen a vincere il campionato del mondo 2024, il quarto della sua carriera, avendo a disposizione la terza vettura migliore del lotto per buona parte dell’anno? Semplice a dirsi: l’olandese è senza discussioni il pilota migliore della griglia e, adesso, uno dei migliori di tutti i tempi.
A testimonianza di ciò si possono consultare due dati: innanzitutto il numero di punti del suo compagno di squadra Sergio Perez, 152, contro i 403 di Max, oltre alla classifica costruttori, che vede la Red Bull fuori dalla lotta per il titolo, ma con l’olandese che ha conquistato il 73% dei punti totali del team.
Numeri che già danno l’idea del talento di questo ragazzo il quale, anche nelle difficoltà di una squadra che rema dal punto di vista tecnico e dell’organizzazione, riesce sempre a massimizzare il risultato. Basterebbe riguardarsi il Gran Premio del Brasile di qualche settimana fa: una vera e propria lectio magistralis sulla guida in condizioni difficili. Una superiorità che non ammette risposta.
Ecco perché, dopo tante e annose discussioni, possiamo affermare con certezza che sì, il pilota fa ancora la differenza, anche nella Formula 1 contemporanea. Il talento cristallino di Verstappen, soprattutto nella gestione della gara, ricorda quello di Niki Lauda o di Alain Prost, anche senza le dovute proporzioni. La sua personalità, spigolosa ma sempre votata alla schiettezza, lo fa risultare divisivo: o lo si ama o lo si odia. Certo è che, a suon di prestazioni, Max sta diventando sempre più forte, oltre a scacciare qualsiasi ombra ereditata dai suoi errori di gioventù. Insomma, una macchina che sa anche essere uomo. Chapeau.