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Infermieri: «Risorse economiche per noi, è finito il tempo delle pacche sulle spalle»

Lo chiede la Federazione nazionale Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) in una lettera aperta a governo, parlamento e Regioni

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Nonostante il fronte anti-Covid li veda in prima linea, nonostante i riconoscimenti e i sacrifici, non ultimo quelle della salute e addirittura della propria vita che hanno visto vittime alcuni di loro impegnati nella strenua lotta alla pandemia, gli infermieri stanno perdendo «la speranza di una sanità e di una politica in grado di riconoscere percorsi di valorizzazione della professione infermieristica, con un adeguato ritorno economico e un sistema realmente meritocratico».

È quanto denuncia la Federazione nazionale Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) in una lettera aperta a governo, parlamento e Regioni. «Dalla bozza del nuovo contratto alla Legge di Bilancio, dalle riforme professionali ai percorsi accademici e universitari – denunciano gli infermieri -, niente sembra volersi concretizzare nella direzione delle richieste avanzate con forza e decisione dalla nostra Federazione Nazionale che, quale Ente sussidiario dello Stato, ha pur sempre mantenuto un dialogo serio e pacato per dovere istituzionale».

La Federazione lamenta che, nonostante il riconoscimento del ruolo fondamentale che stanno avendo gli infermieri nell’emergenza in corso, non siano giunte le risposte che la categoria attendeva sul rafforzamento degli organici e sulle risorse economiche destinate al settore. «È finito il tempo delle pacche sulle spalle – lamenta la Fnopi in una nota – e di chiamare “angeli” ed “eroi” gli infermieri. È finito il tempo delle parole, si passi ai fatti e si dia vera dignità a una professione che finora ha dato tutto mettendo da parte la sua “normale straordinarietà” al fianco del cittadino per lavorare in costante emergenza, ammalarsi più e peggio di ogni altra categoria, rinunciare a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita».

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La Federazione, infine, rivolge un invito alla politica affinché venga invertita la rotta e si presti attenzione alle difficoltà di «456mila professionisti in prima linea per il Paese» e si destinino alla categoria le risorse economiche che essa chiede.

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Stefania Basile
Stefania Basile
Sono nata nel 1977 all'estremità meridionale della Calabria tirrenica, nella città di Palmi, che si affaccia sullo stretto di Messina e sulle splendide isole Eolie. Amo le mie origini e Roma, la città dove vivo per motivi professionali. Come diceva la grande Mia Martini: «il carattere dei calabresi a me piace moltissimo. Possiamo sembrare testardi, un po' duri, troppo decisi. In realtà siamo delle rocce, abbiamo una grande voglia di lavorare e di vivere. Io non sono di origine, io sono proprio calabrese!».
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