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HomeAttualitàDroga e finanza milionaria: i clan nel mirino della lotta antimafia

Droga e finanza milionaria: i clan nel mirino della lotta antimafia

Due operazioni della polizia tra Umbria, Calabria e Sicilia. Sequestrati beni per un valore di 8 milioni di euro e arrestate 16 persone

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Con due diverse operazioni, condotte fra Umbria, Calabria e Sicilia, la polizia ha portato a termine importanti interventi contro sospetti componenti di clan mafiosi. La prima operazione ha riguardato indagini nel settore della finanza, la seconda il commercio di stupefacenti. Sequestrati beni per valori ingenti e 16 persone sottoposte a provvedimenti restrittivi della libertà: sono sospettate di far parte di organizzazioni mafiose in procinto di unire le forze per fare un “salto di qualità”.

Il Servizio centrale anticrimine e le Divisioni anticrimine di Perugia e Crotone hanno eseguito due distinti provvedimenti di sequestro di beni, per un valore complessivo di 8 milioni di euro, agli eredi di un esponente di vertice della cosca “Trapasso” di San Leonardo di Cutro (Crotone), deceduto nel 2020, e ad un imprenditore calabrese: sono sospettati entrambi di essere punti di riferimento in territorio umbro della ’ndrangheta. Secondo gli investigatori, il gruppo si sarebbe infiltrato nel tessuto economico e imprenditoriale della regione, evidenziando una notevole dimestichezza nel manipolare istituti societari, contabili e finanziari.

Il primo provvedimento di sequestro ha colpito il supposto vertice di quella che è ritenuta essere la propaggine mafiosa calabrese in Umbria: un personaggio che secondo gli inquirenti avrebbe rappresentato il principale promotore ed organizzatore, insieme al figlio e al cognato, del traffico di stupefacenti introdotti in quella regione dalla Calabria, intrattenendo rapporti con organizzazioni criminali albanesi. Il secondo, invece, ha avuto come destinataria una persona che avrebbe assunto la gestione di un sistema dedicato alla realizzazione di reati di natura finanziaria e tributaria ai danni di istituti di credito.

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In sostanza, avrebbe mostrato una parvenza di vitalità e dinamicità finanziaria in modo da ottenere accesso a linee di credito bancarie per poi dichiarare fallimento e non ottemperare alla restituzione delle somme ricevute. Dagli approfondimenti patrimoniali effettuati è emersa l’ipotesi investigativa che, a fronte di una situazione reddituale dei nuclei familiari modesta o addirittura inadeguata anche al semplice soddisfacimento delle primarie esigenze quotidiane, gli stessi invece avrebbero acquisito la disponibilità di 9 società, 42 immobili tra terreni e fabbricati, 41 automezzi ed altri beni tra cui titoli e depositi.

In un’altra operazione, i sospetti componenti di due gruppi criminali specializzati nel traffico e nello spaccio di stupefacenti sono stati arrestati dalla Squadra mobile di Enna: 10 sono finiti in carcere, mentre 6 agli arresti domiciliari. L’ordinanza è stata emessa dal tribunale di Caltanissetta su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, i due gruppi sarebbero stati collegati tra loro e avrebbero contribuito, con parte dei proventi della vendita dello stupefacente, principalmente cocaina e marijuana, al mantenimento degli affiliati di “Cosa nostra” di Leonforte, detenuti in carcere. Il primo gruppo avrebbe avuto a capo due fratelli, mentre il secondo gruppo sarebbe stato gestito da un uomo del posto già condannato per reati inerenti agli stupefacenti.

Secondo l’indagine degli investigatori, i due gruppi stavano contrattando la possibilità di unirsi per garantire ad entrambi il monopolio del traffico della droga sul territorio.

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